Questo articolo potrebbe
sembrare a qualcuno come l'ingenuo tentativo di guardarsi allo
specchio dicendosi “sei forte, ce la farai” per farsi coraggio
solo perché si ha razionalmente poco cui appigliarsi.
E in parte lo scopo è
anche questo.
Tuttavia la funzionalità
dell'analisi che segue quale training autogeno di massa sta a valle,
e non a monte, di una situazione soggettiva della quale occorre
prendere atto perché, fortunatamente, le notizie non sono sempre
cattive.
La costituzione di un
Nuovo Ordine Mondiale fondato su un superstato globale unitario e
totalitario, processo allo stesso tempo compiuto ma in divenire nel
suo perfezionamento, vive oggi al suo interno due apparenti
contraddizioni che si spiegano in realtà con una difficoltà
strategica nel perseguire il progetto. Una difficoltà, si badi bene,
dovuta più a fattori endogeni che ad una resistenza interna ancora
olografica.
La prima situazione
vissuta all'interno del NOM è chiaramente l'inasprimento della
cattiveria e della repressione al proprio interno. Questa ulteriore
accelerazione totalitaria, contraria alla stessa teoria del
totalitarismo per gradi di liberale fattura, sta prendendo forma sia
a livello legale che culturale e mediatico. In Europa abbiamo vissuto
negli ultimi due anni il varo di provvedimenti come il Fiscal
Compact, il MES e l'istituzione della Eurogenfor, di natura economica
i primi due e poliziesca il secondo. A livello mediatico invece si
ripetono sempre più mantra tanto assillanti da essere ormai appena
percepiti quali “ce lo chiede l'Europa”, “non c'è alternativa”
o “la globalizzazione non si può contrastare ma solo governare”.
Culturalmente la fornace della filmografia specialmente hollywoodiana
sta producendo a ritmi serrati film di una portata propagandistica
assolutamente infantile che mirano a riproporre nella mente
assuefatta degli spettatori luoghi comuni e fantasmi antichi quanto
la nostra scuola e lo stesso dicasi per il piccolo schermo, dove
trasmissioni e serie tv hanno mutato il linguaggio impoverendolo nei
dialoghi e nelle presentazioni così da fornire sempre e con pochi
termini da “neolingua” la stessa proiezione della realtà. Non si
dimentichi inoltre l'ultimo ritrovato dell'ingegneria sociale
mondialista ossia la strumentalizzazione dell'emancipazione degli
omosessuali, una causa che, giusta nelle sue origini come legittima
rivendicazione di diritti di coppia, è ora degenerata in un fuoco
incrociato contro ogni struttura familiare, legislativa e nazionale
allo scopo non di promuovere la tranquilla esistenza di coppie
omosessuali riconosciute al loro interno, quanto di atomizzare ogni
livello sociale in modo irreversibile e chissà, un domani, avere
sotto controllo in provetta ogni bambino concepito1.
Il favoreggiamento dei diritti dei gay contro la legislazione per una
famiglia normale è diventato pretesto di attacco a quella parte del
mondo che ancora non vuole prendere ordini dal Rockefeller Center.
Fin qui le – apparenti
– cattive notizie, perché le buone novelle qui di seguito
getteranno una nuova luce anche su quanto già scritto.
Se al proprio interno il
dominio globalista si sta facendo sempre più duro è altrettanto
vero che nell'ultimo decennio ha incassato all'esterno sonore
sconfitte dai suoi avversari dopo settant'anni di avanzate
apparentemente incontrastabili. E prima di rispondere alle
osservazioni che seguiranno con l'ironia di chi vuole derubricare
queste sconfitte a frenate insignificanti (il che implicherebbe
comunque l'ammissione che un governo globalista è effettivamente in
divenire e che qualche nazione sovrana lo sta contrastando...) è
bene ricordare che in passato potenti imperi come quello romano o
l'Unione Sovietica sono crollati dopo pochi anni di apparentemente
secondarie sconfitte contingenti le quali in realtà costituivano
l'accelerazione verso un tracollo le cui cause invisibili erano
maturate decenni addietro.
Lungo il limes
dell'Eurasia, ossia quella che per decenni è stata la principale
preda geopolitica del Nuovo Ordine Mondiale e nella quale non a caso
sono situati i suoi principali avversari (non raramente indicati
dall'Occidente come “stati canaglia”) sempre più paesi hanno
contrapposto agli Usa e agli alleati dell'OTAN un'efficace resistenza
militare, battendo il nemico proprio là dove sembrava invincibile.
Ma anche dal punto di vista della tenuta interna di sistemi e regimi
rispetto alle infiltrazioni e alle destabilizzazioni promosse dagli
Usa e dall'Occidente in generale i risultati sono stati estremamente
positivi. Dopo la vittoria alle presidenziali del 2010 di Victor
Janucovic e la decisa svolta filorussa di questi giorni, l'Ucraina
sta rientrando nella sfera d'influenza di Mosca dopo la pericolosa
infiltrazione colorata manovrata da Washington. Anche la crisi
nordcoreana, nonostante permanga la pericolosa esposizione di
Pyongyang a un'invasione dal sud, si è risolta dando probabilmente
al Nord il tempo sufficiente a un drastico rilancio dello stato
popolare. In Iraq e Afghanistan, nonostante la permanenza di
un'occupazione militare OTAN, la disfatta militare occidentale si fa
sempre più evidente nelle perdite umane, economiche, nella graduale
perdita di controllo del territorio e soprattutto nella
legittimazione de facto di quelli che erano un tempo nemici da
cancellare anche dal vocabolario, i Taliban2.
La tenuta del sistema in Iran è stata tanto disarmante per gli Usa e
i loro alleati-sudditi da costringerli a rivedere drasticamente la
propria politica verso Teheran e, dopo un'iniziale tentazione per
l'opzione militare, l'Occidente è stato costretto dalle circostanze
a più miti consigli e alla trattativa sul nucleare iraniano.
L'elezione alla presidenza di Rohani, il quale con perizia e abilità
sta portando avanti quella che è stata in sostanza la medesima
politica di Ahmadinejead3,
ha permesso a Obama e agli americani di salvare la faccia sostenendo
mediaticamente che con il nuovo presidente il dialogo fosse
possibile, quando la realtà è che gli iraniani sono sempre stati
aperti a questa possibilità, ciò che è cambiato è che l'Occidente
non è più nella posizione di rischiare un intervento militare e ha
trovato giusto il modo per nascondere questa marcia indietro. In
Siria dopo che tutto sembrava giocare contro Assad – dalla
preponderanza di mezzi per i terroristi foraggiati da israele, Usa e
Arabia Saudita, all'apparente inattività di Russia e Cina – dal
2011 a oggi la situazione è drasticamente ribaltata e l'esercito
regolare, pur tra difficoltà contingenti, sta inesorabilmente
recuperando al legittimo governo il controllo del paese. L'aver
provocato un drammatico esodo di profughi e la messa in scena di un
attacco chimico da attribuire schizofrenicamente al governo di Assad,
si sono ritorti mediaticamente contro gli americani stessi, maldestri
più che mai nell'impacchettare la notizia e impreparati alla
collaborazione militare che la Marina russa ha fornito ai siriani nel
proteggere il proprio spazio aereo.
Ma dove il disegno
globalista sta maggiormente fallendo, sebbene nell'immediato non
sembri essere questa la chiave di lettura principale, è l'Egitto.
Anche qui movimenti eterodiretti da oltreoceano avevano tentato di
incanalare l'effettivo dissenso al vecchio Quisling Mubarak
per rimpiazzarlo con un regime democratico altrettanto filoccidentale
ma senza l'esposizione mediatica di un dittatore. Archiviata la
stagione delle cosidette Primavere arabe, ciò che oggi sorprende non
è tanto il sostanziale fallimento del progetto globalista
sull'Egitto quanto il fatto che il tentativo di incanalare in una
determinata direzione il dissenso a Mubarak abbia finito sul lungo
periodo per portare al potere un'autocrazia militare che a fronte
dello scetticismo di Washington si sta appoggiando sempre più
esplicitamente alla Federazione Russa4.
In sintesi, l'America ha dato vita a una sommossa politica perché ne
nascesse un governo proprio vassallo e sta ottenendo l'esatto
opposto.
La chiara perdita di
potere all'esterno e la cattiveria sempre più marcata all'interno
sono i chiari segni distintivi di un concorrente che sta perdendo
forze e si sente sempre più messo all'angolo. Consapevole delle
proprie forze in calo, un giocatore in queste condizioni non può
fare altro che spremere rabbiosamente quanto è sotto il suo
controllo sperando che nulla gli sfugga dalle mani e soprattutto che
gli antagonisti esterni, fuor di metafora, Russia, Cina, Iran, non
guadagnino forza sufficiente a far crollare da fuori il gigante dai
piedi d'argilla.
1http://www.statopotenza.eu/8954/geosessualita-del-mondo-moderno
2http://www.massimofini.it/articoli/e-adesso-gli-usa-trattano-la-pace-con-i-criminali-talebani
3http://www.statopotenza.eu/9058/rohuani-apologia-di-un-intransigente-che-la-sa-lunga
4http://www.statopotenza.eu/9151/il-capo-dellintelligence-russa-arriva-al-cairo;
http://italian.ruvr.ru/2013_11_11/L-Egitto-chiede-di-nuovo-armi-alla-Russia/
2 commenti:
Alcune osservazioni in merito.
1)Il cosiddetto nuovo ordine momdiale, che prelude ad un "governo mondiale" neocapitalistico unificantore del mondo, non mi sembra proprio alle corde, nonstanete una perdita di potenza da parte degli usa. L'unione europoide è ancora in piedi e funziona lo strumento di dominio e oppressione dell'euro. L'esperimento europeo, vero volto degli "stati uniti d'europa", postula la costituzione di un governo sopranazionale europoide sottratto completamente alla volontà dei popoli e delle nazioni. Fino ad ora, l'"esperimento" elitistico-europoide non ha incontrato ostacoli di rilievo. Ottimo banco di prova per un futuro governo mondiale. Con moneta unica e privata, come l'euro? Che probabilmente non sarà né l'euro né il dollaro ...
2) Toglierei la Cina dalla lista dei "buoni". La Cina è l'alfiere della globalizzazione economica, avendo costruito le sue fortune, oltre che sulla "joint-venture" con il grande capitale finanziario occiedentale e sullo sfruttamento del lavoro di oltre un miliardo di dominati, sulle produzioni di bassa qualità e a basso costo per l'esportazione. La Cina è un truce esempio di creatura neocapitalistica, di schiavizzazione del lavoro, di distruzione dell'ambiente.
3) La questione dell'Egitto. I militari sono al potere, in Egitto, dal 1952, anno in cui il giovane re filo-albionico ha abbandonato e se n'è andato a vivere in Europa in cambio di un ricco vitalizio (concessogli dai militari stessi). Nel 1953 è stato raggiunto dal figlioletto perchè i militari hanno abolito anche la monarchia costituzionale. I militari egiziani di oggi, cioè gli "eredi" dei Liberi Ufficiali di Naguib e Sadat, si sono semplicemente ripresi il potere ("vendicando" Tantawi) temporaneamente occupato dai pessimi fratelli mussulmani. L'Egitto è sicuramente importante, ma non decisivo a livello mondiale. E' importante per il cosiddetto mondo arabo, del quale costituisce ancora oggi la prima potenza, il centro, il discrimine fra Magrheb (occidente)e Mashrek (oriente).
Cari saluti
Eugenio Orso
@ Eugenio
L'analisi che ho fatto è abbastanza precisa e indicavo come migliori motivi di fiducia più la resistenza esterna che quella interna. All'interno noto appunto i segni di un arrabbiatura di chi non si sente più tanto sicuro perché, come in questo caso, non ci si riesce più a imporre all'esterno.
Per quanto riguarda la Cina dobbiamo chiarire che anti-NOM non significa necessariamente "buono", al limite "utile". La Cina incarna oggi un modello capitalista con dirigismo statale e globalizzazione quale vettore della propria influenza economica nel mondo e in questo le premesse lasscerebbero intravedere una sua diarchia con gli USA. Per certi aspetti quanto detto sulla Cina vale anche per la Russia di Putin che non è per noi certo un modello politico da imitare. Ma mquesti paesi hanno una caratteristica che l'Occidente non ha: la SOVRANITA'.
Nessuno dice a Pechino, o a Mosca, quale deve essere l'agenda politica da seguire perché in quei paesi la politica ha ancora il primato. Fino a quando questo starà in piedi ci sarà la possibilità che in Cina (e, ripeto, in Russia) salga al potere un governo di nuovo tipo magari di posizioni antagoniste simili alle nostre. Questo, in Europa o negli USA, non puà strutturalmente accadere per le ragioni che sappiamo.
Sull'Egitto, come indicavano settimane fa gli amici di Stato & Potenza, spesso esistono anche le contraddizioni ed ecco che l'esercito, tradizionale alleato degli USA, dopo una defecazione colorata a guida americana prende il potere e inizia a fare mosse filo-russe proprio mentre gli USA si impantanano nell'area anche sulla questione siriana: qualcosa deve pur dire.
Se l'Asse della Resistenza, Iran-Siria-Hezbollah guadagnasse anche l'Egitto contro i camerieri di israele, Arabia Esaurita, Qatar e compagnia bella, i giochi si farebbero estremamente interessanti.
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