Esaminando a freddo il
lavoro che nei mesi passati i media hanno svolto intorno alle
dittature finite nel mirino [letteralmente] dell'Occidente emerge una
volta di più la paurosa incoerenza interna con la quale i mezzi di
comunicazione lavorano e, ancora più grave, l'assoluta passività
acritica con la quale l'utente recepisce l'informazione. E' un caso
drammatico da cui si evince ulteriormente come il rapporto tra le
parti sia assolutamente asimmetrico. I media e il pubblico non sono
più in una condizione paritaria ma in un rapporto gerarchico in cui
i primi stanno sopra il secondo. I mezzi di informazione diventano
mezzi di formazione e come tali formano appunto il pubblico in
base a una realtà artefatta e che per quanto inverosimile è
accettata fideisticamente.
I casi di Kim Jong-un e
Bashar al Assad, rispettivamente leader della Repubblica Popolare
Democratica di Corea e della Siria socialista, sono illuminanti.
Nel ritratto che i
notiziari hanno fatto di queste persone, e valga il ragionamento per
molti altri casi storici, qualcosa non torna.
Premesso che la raccolta
di informazioni diretta e sul campo manca in modo drammatico e per
parlare delle crisi in Corea del Nord e Siria ci si è affidati quasi
esclusivamente a fonti istituzionali ed ostili ai due paesi, entrambi
i loro capi sono stati presentati come crudeli dittatori interessati
solo al potere in quanto tale e tutti concentrati nel ricavare dalla
propria posizione vantaggi personali.
Sebbene vantaggi e
ricchezze derivino per loro dalla conservazione dello status quo, sia
Kim che Assad avrebbero però fatto di tutto, sempre a detta dei
media, per provocare un conflitto contro i loro paesi.
Kim avrebbe sfidato
l'intero mondo e gli Stati Uniti in particolare con una potenza
militare e in atomica che noi sappiamo essere in realtà
assolutamente ridicola rispetto a quella che l'America avrebbe potuto
mettere in campo contro la Corea del Nord1.
Lo stesso avrebbe fatto
Assad che, dopo aver resistito per mesi alla penetrazione violenta di
gruppi armati terroristici foraggiati da USA, Arabia Saudita e Qatar,
ed essere poi arrivato sul punto di debellare definitivamente questa
piaga con una vittoria militare sul campo, avrebbe deciso di buttare
tutto via con un attacco chimico contro il suo popolo e
squalificandosi da sé di fronte all'opinione pubblica mondiale. Una
squalifica che, non fosse stato per la dura resistenza di Cina e
Russia, gli sarebbero valse qualche decina di tonnellate di bombe
vicino casa.
E' evidente che tanto Kim
quanto Assad, così come storicamente è stato per buona parte delle
dittature basate sulla conservazione, la guerra sarebbe un pessimo
affare perché avrebbe come ovvia conclusione la loro destituzione
violenta da parte dell'occupante occidentale.
Ci si chiede quindi
perché, se questi dittatori sanguinari, come dicono giornali e tv,
sono interessati esclusivamente al proprio potere e ai vantaggi che
ne ricavano, dovrebbero allo stesso tempo fare di tutto, sempre
secondo i media, per provocare conflitti contro le superpotenze
occidentali avendo la certezza di essere sconfitti?
Non vi è in questo una
schizofrenia mediatica che i giornalisti prima e i destinatari poi
dovrebbero rilevare e contestare a meno di aver subito un clamoroso
condizionamento a monte?
Per risolvere questo
conflitto che dovrebbe portare l'utente a rifiutare il messaggio
ricevuto (o il dittatore non è poi così attaccato al potere, o non
vuole la guerra, sia una o l'altra non è quel cattivo che sembra)
questi deve giocoforza abbracciare un altro stereotipo occidentale
riconoscendo che il diverso, l'alieno2
da sé è semplicemente matto.
Ma è un autoinganno in
quanto il destinatario dell'informazione non ha fatto altro che
reiterare l'errore di partenza cercando la conferma di un pregiudizio
ingiustificato in un nuovo pregiudizio ingiustificato.
Verrebbe da chiedersi a
questo punto quale sia la legittimità con la quale l'Occidente in
blocco si permette di giudicare clinicamente pazzi i capi di paesi
stranieri ostili tanto da poter arbitrariamente ascrivere loro ogni
sorta di potenziale nefandezza futura e giustificare proprie azioni
violente preventive e “umanitarie”.
Preso atto che non è
possibile scardinare il sistema di potere che sta dietro il mondo dei
media di sistema e quindi non è possibile impedir loro di dare
informazioni false, la priorità dell'informazione alternativa e
libera è quella di agire sull'unico soggetto alla nostra portata, il
destinatario della notizia. Per farlo occorre indurlo a capire
che la sua attuale posizione subalterna rispetto ai media costituisce
un puro atto di sottomissione a un'autorità che non esiste e quindi
una rinuncia. Il recupero di un rapporto paritario e quindi di un
diritto/dovere di critica e scetticismo razionale rispetto a quanto
si riceve altro non è invece che un salutare esercizio di libertà.
1http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-03/pyongyang-incrementa-spese-militari-125021.shtml;
http://www.nocensura.com/2011/08/dati-e-cifre-poco-conosciute-sulle.html#_
2Alieno,
e non altro, in quanto non più sentito come parte di un
unico essere collettivo. Specificamente l'alieno è il mussulmano,
il comunista, il nero, l'iraniano. “Alieni” in quanto portatori
di una tale diversità percepita da non poter concepire altro
rapporto nei loro confronti che non sia l'assimilazione e
l'imposizione del modello occidentale
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