giovedì 14 novembre 2013

Dittatori suicidi? No, notiziari omicidi!



Esaminando a freddo il lavoro che nei mesi passati i media hanno svolto intorno alle dittature finite nel mirino [letteralmente] dell'Occidente emerge una volta di più la paurosa incoerenza interna con la quale i mezzi di comunicazione lavorano e, ancora più grave, l'assoluta passività acritica con la quale l'utente recepisce l'informazione. E' un caso drammatico da cui si evince ulteriormente come il rapporto tra le parti sia assolutamente asimmetrico. I media e il pubblico non sono più in una condizione paritaria ma in un rapporto gerarchico in cui i primi stanno sopra il secondo. I mezzi di informazione diventano mezzi di formazione e come tali formano appunto il pubblico in base a una realtà artefatta e che per quanto inverosimile è accettata fideisticamente.

I casi di Kim Jong-un e Bashar al Assad, rispettivamente leader della Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Siria socialista, sono illuminanti.
Nel ritratto che i notiziari hanno fatto di queste persone, e valga il ragionamento per molti altri casi storici, qualcosa non torna.
Premesso che la raccolta di informazioni diretta e sul campo manca in modo drammatico e per parlare delle crisi in Corea del Nord e Siria ci si è affidati quasi esclusivamente a fonti istituzionali ed ostili ai due paesi, entrambi i loro capi sono stati presentati come crudeli dittatori interessati solo al potere in quanto tale e tutti concentrati nel ricavare dalla propria posizione vantaggi personali.
Sebbene vantaggi e ricchezze derivino per loro dalla conservazione dello status quo, sia Kim che Assad avrebbero però fatto di tutto, sempre a detta dei media, per provocare un conflitto contro i loro paesi.
Kim avrebbe sfidato l'intero mondo e gli Stati Uniti in particolare con una potenza militare e in atomica che noi sappiamo essere in realtà assolutamente ridicola rispetto a quella che l'America avrebbe potuto mettere in campo contro la Corea del Nord1.

Lo stesso avrebbe fatto Assad che, dopo aver resistito per mesi alla penetrazione violenta di gruppi armati terroristici foraggiati da USA, Arabia Saudita e Qatar, ed essere poi arrivato sul punto di debellare definitivamente questa piaga con una vittoria militare sul campo, avrebbe deciso di buttare tutto via con un attacco chimico contro il suo popolo e squalificandosi da sé di fronte all'opinione pubblica mondiale. Una squalifica che, non fosse stato per la dura resistenza di Cina e Russia, gli sarebbero valse qualche decina di tonnellate di bombe vicino casa.

E' evidente che tanto Kim quanto Assad, così come storicamente è stato per buona parte delle dittature basate sulla conservazione, la guerra sarebbe un pessimo affare perché avrebbe come ovvia conclusione la loro destituzione violenta da parte dell'occupante occidentale.
Ci si chiede quindi perché, se questi dittatori sanguinari, come dicono giornali e tv, sono interessati esclusivamente al proprio potere e ai vantaggi che ne ricavano, dovrebbero allo stesso tempo fare di tutto, sempre secondo i media, per provocare conflitti contro le superpotenze occidentali avendo la certezza di essere sconfitti?
Non vi è in questo una schizofrenia mediatica che i giornalisti prima e i destinatari poi dovrebbero rilevare e contestare a meno di aver subito un clamoroso condizionamento a monte?
Per risolvere questo conflitto che dovrebbe portare l'utente a rifiutare il messaggio ricevuto (o il dittatore non è poi così attaccato al potere, o non vuole la guerra, sia una o l'altra non è quel cattivo che sembra) questi deve giocoforza abbracciare un altro stereotipo occidentale riconoscendo che il diverso, l'alieno2 da sé è semplicemente matto.
Ma è un autoinganno in quanto il destinatario dell'informazione non ha fatto altro che reiterare l'errore di partenza cercando la conferma di un pregiudizio ingiustificato in un nuovo pregiudizio ingiustificato.
Verrebbe da chiedersi a questo punto quale sia la legittimità con la quale l'Occidente in blocco si permette di giudicare clinicamente pazzi i capi di paesi stranieri ostili tanto da poter arbitrariamente ascrivere loro ogni sorta di potenziale nefandezza futura e giustificare proprie azioni violente preventive e “umanitarie”.

Preso atto che non è possibile scardinare il sistema di potere che sta dietro il mondo dei media di sistema e quindi non è possibile impedir loro di dare informazioni false, la priorità dell'informazione alternativa e libera è quella di agire sull'unico soggetto alla nostra portata, il destinatario della notizia. Per farlo occorre indurlo a capire che la sua attuale posizione subalterna rispetto ai media costituisce un puro atto di sottomissione a un'autorità che non esiste e quindi una rinuncia. Il recupero di un rapporto paritario e quindi di un diritto/dovere di critica e scetticismo razionale rispetto a quanto si riceve altro non è invece che un salutare esercizio di libertà.
1http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-03/pyongyang-incrementa-spese-militari-125021.shtml; http://www.nocensura.com/2011/08/dati-e-cifre-poco-conosciute-sulle.html#_
2Alieno, e non altro, in quanto non più sentito come parte di un unico essere collettivo. Specificamente l'alieno è il mussulmano, il comunista, il nero, l'iraniano. “Alieni” in quanto portatori di una tale diversità percepita da non poter concepire altro rapporto nei loro confronti che non sia l'assimilazione e l'imposizione del modello occidentale

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