Una storia
"futuribile"... post festa del Papà
Due compagne omosessuali
decidono di acquistare una bambina con la pratica dell'utero in
affitto. Le due donne sono ancora in età fertile e in salute, ma
credono che se una portasse avanti una gravidanza sarebbe
discriminante per l'altra e ne violerebbe i diritti di uguglianza,
tanto che decidono di delegare non solo la gestazione ma anche il
reperimento dell'ovulo a una donatrice esterna. Inoltre sono donne in
carriera, facoltose, e non possono permettersi di sprecare nove mesi
della propria vita col pancione senza contare il dolore e
l'invasività per l'eventuale ricorso a pratiche di fecondazione
assistita.
La bimba nasce e cresce
con qualche difficoltà ma nella sua innocenza ha la fortuna di venir
su senza traumi esterni al nucleo in cui vive. Quei bambini
diseducati che vorrebbero emarginarla per il fatto di non avere dei
veri genitori sono messi in riga da leggi severissime che arrivano
all'affido ad assistenti sociali, rieducazione e carcere per i
genitori. Ma la piccola incontra anche molti coetaniei luminosi,
figli di coppie normali minoritarie ma estremamente compatti, che
sanno accoglierla in modo sincero, e non per la paura della
repressione pubblica, senza farle pesare la sua diversa provenienza.
Ma è la bambina stessa
che col tempo sente crescere spontaneamente in sé questo peso. E'
lei che si sente diversa da quei bambini così luminosi, da quegli
indaco che hanno alle spalle la diversità, e quindi la
ricchezza, data dalla complementarietà di due genitori, un papà e
una mamma.
Le due donne con cui vive
e che chiama meccanicamente "mamme" riescono comunque a
lungo a sviare la questione e a convicere la piccola, che comunque
amano, che anche lei e la sua "famiglia" sono normali, che
non è per nulla necessario per la felicità e la luce di un figlio
avere due genitori di sessi, pardon, di generi diversi.
La bimba non è cresciuta
sola in quanto da un paio d'anni a farle compagnia in casa c'è una
magnifica cagnetta di razza dalmata. La cagnetta cresce
magnificamente e un giorno le due donne decidono di trovare un
maschio dalmata per farla accoppiare e far nascere qualche cucciolo
di razza pura da vendere per fare qualche soldo in più.
La piccola bambina non
capisce bene perché il compagno della sua cagnolina debba essere un
dalmata fatto allo stesso modo. Ci sono altre razze molto belle,
incrociando la sua dalmata con un altro tipo di cane non nasceranno
in questo modo cuccioli ancora più belli? Le diversità che si
sintetizzano non saranno una forza per i piccoli cani? Ma la bambina,
sempre nella sua innocenza, non immagina che le sue "mamme"
non vogliono certo dei "bastardi" nella cuccia. Roba da
proletariato e gente all'antica, mica li puoi vendere quelli.
Ma soprattutto la bimba
non capisce perché la sua cagnetta debba per forza andare con un
cane maschio. Lei è una femmina, le "mamme" sono femmine,
la cagnolina è una femmina, non ci sono mai stati maschi in casa, è
proprio necessario che il cane per l'accoppiamento sia maschio? In
fondo è nata da due mamme lei, non ce l'ha un papà, non serve...
giusto??!!
"No, figlia mia, ci
vuole un maschio per far accoppiare la nostra cagnolina e avere dei
cuccioli, coi cani due femmine non si può".
La nostra bambina si
sente sempre meno sicura del mondo in cui vive, sempre meno radicata,
sempre meno completa. Al contrario ha la sensazione crescente di aver
subito un'amputazione, come se le fosse stato portato via un arto,
come se qualcosa le mancasse.
E la risposta finale ai
suoi dubbi, a dispetto di ogni amore effettivamente e sinceramente
ricevuto, non tarda ad arrivare quando emerge il vero spirito che
l'ha, malgrado tutto, portata alla vita.
La bambina non ha capito
perché la sua cagnetta dovesse accoppiarsi con un cane maschio e non
ha capito perché questo dovesse essere della stessa razza.
Ma ora che i cuccioli
sono nati e che lei, insieme alla loro mamma cagnetta, li ha visti,
accarezzati, tenuti nelle manine, non capisce perché debbano essere
venduti, strappati troppo presto dal loro ambiente, dalla loro
famiglia per denaro, non capisce perché siano stati creati solo per
questo.
Non abbiamo il coraggio
di mettere in bocca a due donne che si sentono madri certi pensieri,
certe espressioni troppo dure. Sarà l'autore di questo racconto a
esprimersi in proposito, poiché se avesse il coraggio di guardare la
bambina negli occhi e di spiegarle la verità le direbbe: "Bambina
mia, PENSI CHE CHI HA LA PRESUNZIONE DI POTER COMPRARE UN FIGLIO SI FACCIA PROBLEMI A VENDERE UN CANE?"
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