Tratto da Associazione Caposaldo
“In seguito
all'assorbimento dell'Europa da parte della Russia, e dell'Impero
Britannico da parte degli Stati Uniti, erano già nate due delle tre
potenze oggi esistenti” [George Orwell, 1984]
Rispetto a quanto già
espresso in questo spazio negli anni e ancora di più nelle settimane
scorse ciò che verrà detto in questo articolo potrebbe sembrare in
controtendenza. Nello specifico, se sino a qui Caposaldo ha di fatto
salutato con favore l'opposizione che la Federazione Russa ha
esercitato tatticamente nei confronti del sistema a guida
occidentale, qui vogliamo invece ribadire che, essendo il nostro
primo interesse il recupero delle sovranità in Italia e in Europa, è
nostro preciso compito fissare con molta attenzione il nostro sguardo
sull'importante ruolo di contrasto che la Russia esercita contro i
Nemici dell'umanità, ma, con la coda dell'occhio, verificare che
questi ultimi non abbiano già iniziato ad addomesticare l'orso russo
per farne un nuovo gendarme a servizio del sistema.
Per quanto si è visto
sino ad oggi abbiamo ragione di ritenere che la Russia sia un paese
con altissimo livello di sovranità e che l'attuale presidente,
Vladimir Vladimirovic Putin, sia un personaggio slegato dalle
oligarchie che, con discrezione o con segretezza, manipolano le
grandi dinamiche mondiali. Questo non significa necessariamente che
la Russia e Putin costituiscano per noi degli esempi in fatto di
programmazione politica e men che meno di anticapitalismo. Ci
limitiamo a prendere atto, ed è una presa d'atto comunque
importantissima, che Putin senza necessariamente essere “Uno dei
nostri”, non è “uno dei loro” e la Russia che governa di
conseguenza non sottosta a certe agende esterne.
Ecco quindi che la
politica estera di Mosca presenta ampi tratti di sovranità ostile ai
paesi sottomessi alle élite, vedasi la difesa delle regioni
russofone del Donbass e soprattutto il deciso intervento militare in
Siria a difesa dello stato legittimo e contro i miliziani dell'Isis
sostenuti da USA ed Europa.
Ma se la Russia di Putin
costituisce tatticamente un momento affidabile di opposizione al
sistema, non possiamo escludere che le oligarchie globali, non
riuscendo a domare nell'immediato il grande orso, non stiano pensando
a imbrigliarlo in futuro, magari nel dopo-Putin, vanificando gli
sforzi antimondialisti di questo e piegandoli anzi ai propri disegni
futuri.
Non possiamo infatti
ignorare, da osservatori dediti a cogliere le sfumature, che l'ascesa
del presidente russo come salvatore di una Europa liberata dagli USA
sembra rispecchiare un copione preparato da altri. La clamorosa
incapacità di Obama su ogni singolo fronte non fa altro che esaltare
ancora di più le oggettive capacità di Putin a livello
internazionale. Analogamente le presunte azioni militari di USA ed
Europa contro l'Isis quando l'opinione pubblica in realtà sa già
benissimo che proprio americani ed europei ne sono i protettori,
elevano il presidente russo addirittura alla posizione di “uomo
della provvidenza” nel momento in cui la Russia, mai coinvolta nel
sostegno al terrorismo, attacca militarmente con successo i
terroristi.
Questo non significa che
Vladimir Putin stia recitando un copione. Provenendo anzi da una
formazione di sinceri patrioti, le sue azioni si inquadrano proprio
in un agire alla ricerca della sovranità completa in opposizione a
inquietanti oligarchie mondiali che ancora non ha la forza di
combattere apertamente. Tuttavia queste stesse oligarchie, agendo
fuori dalla sfera di controllo di Putin, e quindi fuori dalla Russia,
possono piegarne a proprio futuro vantaggio le azioni facendolo
appunto apparire in qualche modo gradito e lasciando al suo paese
crescenti quote di potere regionale e continentale per poi
travasarvi, quando Putin non sarà più, il potere politico ed
economico ora stanziato in Occidente.
Destano sospetti in
questo senso anche alcune manovre e pensieri economici occidentali
apparentemente in contraddizione proprio con l'Occidente stesso.
L'eurasiatismo è una dottrina geopolitica nata in antagonismo
all'Occidente a guida americana ma nel tempo sono molti i soggetti
occidentali che, non avendo patria o radici, si sono proposti di
riciclarne l'idea proprio per riprodurre in Eurasia i meccanismi di
dominio tipicamente capitalisti una volta che il potenziale americano
si fosse esaurito (così come a suo tempo il testimone del comando
venne trasferito dalla Gran Bretagna all'America). Ed ecco che tali
soggetti possono quindi permettersi di lasciar fare in qualche misura
i veri eurasiatisti per poi inquinarne i risultati con propri,
indesiderati contributi. Oltre a preparare la strumentalizzazione
futura della Russia di Putin in politica estera, quindi, le
oligarchie già infiltrano le istituzioni eurasiatiche per esempio
con la clamorosa
adesione del capitale britannico alla Banca Asiatica degli
Investimenti Infrastrutturali, che “rischia” di trascinare
con sé anche Italia, Francia e Germania. A ciò si aggiungano le
antiche
“simpatie” dell'occidentalista Romano Prodi (uomo dell'oligarchia
ad alti livelli) per la Cina, simpatie che perdurano ancora oggi
e che si
sono estese da qualche tempo alla Russia stessa.
Quindi, se possiamo
nutrire una discreta fiducia nella Russia attuale come sincero nemico
dei nostri Nemici, non possiamo permetterci di cadere ai suoi piedi
come fosse la salvatrice dell'umanità perché oscure trame sono già
in moto nel tentativo di convertire Mosca da baluardo contro il nuovo
ordine capitalista a capitale di quello stesso ordine, o, come
minimo, per trascinarla
in una sorta di condominio dei dominanti formato da Usa, Russia e
Cina.
Se la nostra associazione
può dirsi eurasiatista occorre sottolineare che per noi l'Eurasia è
la nostra versione della “Patria Granda” del comandante Ernesto
Guevara, l'Eurasia dei Dugin e dei Terracciano.
Non certo l'Eurasia di
George Orwell.
Ai veri rivoluzionari
l'arduo compito di sorvegliare e anticipare le mosse del sistema.
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