La Bibbia spiega che
l'uomo è stato creato a immagine a somiglianza di Dio e il
vero significato di questa rivelazione è in sé capace di cambiare
il corso degli eventi in tutto il Creato, per tutti noi esseri umani
come protagonisti.
Ma in molti hanno svilito
il senso di questa frase pensando a un'identità fisica tra Dio e
l'uomo. Peggio ancora tra Dio e l'uomo maschio, facendo sì
che il Principio di ogni cosa scadesse a livello delle divinità
antropomorfe della (grande) tradizione politeista pagana e
restituendoci l'idea di un essere supremo in veste di canuto
vegliardo con la barba.
Ma Dio, quel Dio di cui
stiamo parlando, non può avere limitazioni o incoerenze di questo
tipo.
Una scimmia evoluta al
rango di specie dominante immaginerebbe Dio come una scimmia.
Un lupo come un lupo.
Un extraterrestre lo
immaginerebbe simile a se stesso.
E così via.
Altrettanto sbagliato è
pensare che Dio sia maschio perché quest'idea lo limiterebbe a una
condizione sessuata finita che non può essere propria del Principio
infinito di ogni cosa.
Per inciso, la fuorviante
tradizione che ci ha imposto un Dio maschile è talmente radicata che
anche in queste stesse righe ci si sta riferendo sempre a lui
usando appunto il genere maschile, una limitazione del linguaggio
umano dalla quale ora non riesco a fuggire.
Ma se Dio è a immagine e
somiglianza delle sue creature, di tutte le sue creature,
allora non è nella fisicità e meno ancora nella sessualità che
dobbiamo cercare quest'immagine.
Essa deve invece
riflettere qualcosa che va oltre i meri cinque sensi. Deve costituire
un progetto, una sensazione, un'emozione, uno scopo. Qualcosa che,
fatto nostro, ci permetta davvero di vivere come Dio vuole.
Dio non è maschio, non è
femmina, non ha sembianza umana, non ha sembianza alcuna.
Dio è Amore, puro Amore
Cosciente.
Esiste un modo per
rappresentare quest'idea all'occhio umano?
Se avessi il dono della
pittura – e le mie vecchie professoresse di arte possono confermare
che proprio non ce l'ho – lo dipingerei così: un forte, caldo,
immenso e amorevole abbraccio.
Ma è possibile
raffigurare un abbraccio in astratto senza qualcuno che abbraccia?
No... ed è questo limite
visivo che ci porta a comprendere un mistero che da sempre ha
circondato l'identità di Dio, la domanda che tutti i teologi, i
credenti, i mistici, i santi, i profeti, gli scettici, i sofferenti
si sono posti trovando risposte mai del tutto convincenti o vedendosi
costretti a chiedere (o imporre) una “fede” in qualcosa che in
fondo non si poteva spiegare.
Perché ci ha creati?
Torniamo all'immagine di
prima. Si può dipingere un abbraccio in astratto senza qualcuno che
abbraccia?
No.
Ed ecco che tutto
dovrebbe essere chiaro. La domanda “perché ci ha creati?”
presuppone l'unica risposta che un vero devoto non avrebbe mai potuto
dare, vuoi per paura, sottomissione, malinteso rispetto.
E la risposta è che se
Dio è Amore, non siamo solo noi ad aver bisogno di Dio.
E' Dio ad aver bisogno di
noi. E' l'Amore ad aver bisogno di noi.
Non è blasfemia, è solo
la gioia di aver compreso lo scopo della nostra vita in questo
Creato.
Perché l'acqua può
scorrere anche se nessuno ha sete e i frutti possono crescere anche
se nessuno ha fame.
Ma l'Amore non può
esistere se non c'è nessuno che ama.
Ogni volta che amiamo
siamo noi a creare l'Amore. Siamo noi a creare Dio, a rinnovare il
suo progetto e portarlo a compimento.
Chissà cosa penserebbero
tutti quegli scettici che ironicamente, per sostenere che Dio fosse
solo un parto della fantasia, hanno ribaltato le cose e sostenuto che
è l'uomo ad aver creato Dio a propria immagine e somiglianza.
Avevano assolutamente
ragione ma non nel senso che si aspettavano perché è proprio
attraverso il loro scetticismo che Dio ci ha reso una verità su se
stesso.
Ecco perché siamo qui ed
ecco cosa significa essere a sua immagine e somiglianza.
Siamo tutti a immagine e
somiglianza dell'Amore e da questa consapevolezza viene la
responsabilità, la felice responsabilità di vivere all'altezza di
ciò che siamo.
Ogni volta che non
amiamo, ogni volta che non ci amiamo, tradiamo noi stessi, la
nostra più elementare natura ontologica.
Ogni volta che amiamo...
provate a sentire in voi stessi, datevi questa possibilità senza
aver paura di scoprire chi siete veramente.
Poiché scopriremo di
portare in noi la fonte da cui proveniamo e alla quale saremo
impazienti di tornare.
Non sono un superuomo. A
dispetto di queste parole, quando arriveranno per me i brutti momenti
avrò paura, piangerò, me la farò sotto.
Ma queste parole, scritte
nel distacco, nella serenità, nel mio vero essere, resteranno
valide, sopravviveranno a dispetto di qualunque mio rinnegamento ed è
per questo che devono essere condivise.
Ringrazio Chi mi ha
permesso di scriverle e coloro per i quali le ho scritte.
Abbiate pace.
PS: vi amo...
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