Questo articolo a sfondo
geopolitico mi riporta alla mente una circostanza di tanti anni fa,
quando ancora ero un tifoso di calcio (per la precisione dell'Inter)
e questo era effettivamente uno sport che valeva la pena seguire.
Erano i tempi dei veri giocatori, come Ronaldo e Del Piero, e proprio
l'incrociarsi della loro storia ci da uno spunto interessante.
Nella stagione 1997-98
con la Juventus in testa e l'Inter a inseguire mi sono ritrovato una
sera in una posizione stranissima. Si giocava Juventus-Milan e quella
serata, una volta nella vita, ho spudoratamente ed entusiasticamente
tifato per i rossoneri, proprio io che ero interista tutto d'un
pezzo. Questo perché alla luce della situazione, con la Juventus da
raggiungere e il Milan molto alle spalle in posizione inoffensiva,
non ci si poteva permettere il romanticismo schizzinoso e occorreva
essere estremamente pratici.
Mi è venuto in mente
questo episodio ripensando alla situazione geopolitica ed estera
attuale perché è facile rivedervi le stesse dinamiche, facendo gli
opportuni paragoni, e capire perché a dispetto di ogni giudizio
politico – che si fa irrilevante come la rivalità che un tifoso
interista può avere per il Milan – una completa prospettiva
rivoluzionaria non possa fare a meno di una visione eurasiatista e
favorevole a un'amicizia tra Russia ed Europa.
Se guardiamo infatti alla
politica interna della Federazione Russa, o meglio ancora di chi
attualmente la governa, Vladimir Putin, non possiamo certo ricavarne
una forte identità di vedute. Salvo alcuni singoli e apprezzabili
punti (il bando sugli ogm, la difesa della tradizione, il dirigismo
statale in economia) Putin resta lontano anni-luce da un modello
politico antisistema e, se non possiamo dire con certezza che sia
"uno dei loro", certamente possiamo affermare che non è
"uno dei nostri".
Eppure siamo in un certo
senso costretti a sperare che la Russia resti in piedi e che si
rafforzi perché al momento non solo ha all'interno dei propri
confini quelle risorse che, se in mani sbagliate, consacrerebbero
l'ascesa definitiva del Nuovo Ordine Mondiale, ma anche perché è
l'unico paese con un potenziale militare, tecnologico e spionistico
sufficiente per poter resistere a una guerra scatenata dagli attuali
camerieri dell'élite mondiale, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
Negli ultimi anni,
prendendo a pretesto la guerra che l'Ucraina sta conducendo contro la
Repubblica Popolare del Donbass, USA e OTAN hanno riposizionato le
proprie truppe sempre più a ridosso dei confini russi, avanzando
sino in Lituania e Romania. E' bene ricordare al lettore europeo in
generale e italiano in particolare che se le loro terre mancano di
sovranità da settant'anni è anche a causa della cospicua presenza
di queste forze militari straniere nelle nostre nazioni e i russi
sono tra i pochissimi al mondo in grado di sfidarle, almeno in un
conflitto che si svolga, ahimé, proprio in un contesto europeo.
L'esistenza della Russia
come stato (quasi) sovrano rappresenta obiettivamente un ostacolo
all'imposizione del capitalismo globale e sarebbe suicida anteporre a
questa considerazione tattica la volontà di veder cadere Putin e la
Russia alla luce della loro oggettiva pochezza politica interna.
La conclusione di questo
pensiero si rifà ancora a quello strano posticipo domenicale in cui
io, interista, mi ritrovai a tifare Milan con tutte le mie forze.
Come finì? I rossoneri non riuscirono a fermare la capolista, la
Juventus vinse quella partita e a fine anno anche lo scudetto.
A buon intenditor poche
parole.
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