martedì 5 maggio 2015

La guerra di genere





Non è mai facile e piacevole scrivere di questioni di genere di questi tempi.
Questo perché, indipendentemente da ciò che si pensa e che si ritiene giusto tanto da volerlo condividere con gli altri, vi è al fondo la consapevolezza di andare spesso a toccare il vissuto di altre persone, un vissuto fatto a volte di dolore e discriminazione.
Ma se, come detto, si ritiene giusta la propria opinione, allora questa consapevolezza non deve frenarci dall'esprimere il proprio pensiero perché a fermarci in quel caso sarebbe la paura, Phobos, uno dei più ingannevoli demoni coi quali si debba fare i conti e che proprio sull'emotività fa leva affinché si trattengano per sé messaggi giusti.
Ecco perché invito soprattutto coloro che hanno ahimè sperimentato l'umana cattiveria a fare il medesimo sforzo e ad accogliere queste parole con amicizia.

La guerra di genere, una guerra che vuole sviare le persone, uomini e donne, dalle proprie reali potenzialità interiori attraverso la manipolazione della sessualità, è in corso e dopo aver massacrato la donna negli scorsi decenni ha ora spostato la propria aggressione contro i bambini.

Un esempio molto forte riguarda quello che era stato denominato “Gioco del rispetto”1 nelle scuole materne di Trieste, un allarme che ora sembra rientrato.
Non vogliamo qui prendere in esame i dettagli della manipolazione prevista nel caso specifico quanto l'ipocrisia, o meglio, quella che viene percepita come ipocrisia e che in realtà è malafede pianificata a monte, molto a monte, nascosta dietro le finalità di questo “gioco”.

Teoricamente lo scopo di queste attività proposte ai bambini ancora in fase di formazione della personalità e quindi anche di un aspetto importantissimo quale la sessualità, vorrebbe essere lo sviluppo del rispetto per le differenze sessuali o per le propensioni caratteriali che possono essere assimilate a un sesso piuttosto che a un altro. La malafede sta però nel fatto che questo genere di rispetto, in effetti poco curato negli anni passati nei percorsi educativi per bambini e ragazzi, lo si poteva ottenere in ben altro modo che non spingendo i più piccoli a sperimentare lo scambio di sesso (perché di questo si tratta) in fase di sessualità non ancora formata.
Perché, ci chiediamo, per anni non si è pensato a introdurre una forma di Gioco del rispetto sessualmente neutro e ora questa necessità viene sentita e proposta solo legandola specificamente alla questione di genere e alla sperimentazione dei ruoli del sesso opposto?
Lo scopo reale è quindi quello di indebolire l'essere umano facendo sì che la sua futura condizione sessuale, e tutto quello di non sessuale che ne consegue, sia relativizzato e frutto di una decisione (?) propria o indotta, sia essa la più consueta eterosessualità che l'omosessualità. Nessuno avrà più veramente una condizione derivante da una propria natura o, oseremmo dire, una condizione naturale sic et simpliciter, ma tutto sarà ricondotto a un debolissimo arbitrio che renderà la persona ancora più spaesata e slegata rispetto agli altri indebolendo la già fragile comunità umana.

Una delle domande che l'uomo da sempre si pone, ossia chi sono? diventerà di ancora più difficile soluzione se una delle condizioni fondamentali della persona, l'appartenenza e le preferenze sessuali, cessano di avere una propria radice diventando puro arbitrio, proprio o manipolato, esponendo ancor più il singolo a ulteriori e future manipolazioni.
1http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/12/trieste-allasilo-gioco-per-i-media-lezioni-porno/1499660/

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