L'ossessione per la
tattica che sembra divorare le mosse dell'Occidente capitalista, a
scapito di una strategia di lungo periodo, ha la sua logica
fondatezza nell'attuale sede della direzione d'orchestra, vale a dire
l'Asse del Male Londra-Washington che, quando serve, usa i vassalli
di Bruxelles per mosse sciagurate per la stessa Unione Europea.
Gli “anglo” che in
questa fase storica gestiscono l'espansione del totalitarismo
capitalista, comportandosi come una potente bestia feroce che si
rende però conto di essere allo stremo delle forze, hanno condotto
negli ultimi anni una serie di imprese disperate per mantenere in
piedi il proprio dominio tralasciando spesso di considerare
l'opportunità di queste scelte sul lungo periodo.
Per fortuna, diremmo noi,
pur senza illuderci che la partita stia per volgere a favore di una
reazione anticapitalista.
La miccia che è stata
accesa sul fronte orientale è estremamente interessante. Sebbene non
ci si possa aspettare, e nemmeno augurare, un conflitto frontale tra
la Federazione Russa e l'Occidente a seguito della questione ucraina,
la catena di eventi che si è messa in moto non si fermerà alla
diplomazia di questi giorni.
La parte asessuata e
anemica dell'Ucraina (“parte” in senso morale, non geografica), è
passata all'Occidente ed ha subito avviato quei negoziati commerciali
che tra pochi anni potrebbero portare a Kiev una legislazione che
tuteli l'immagine dei pedofili, smantelli il patrimonio pubblico e
favorisca le speculazioni delle banche e dei fondi di investimento.
Ma la Crimea (intesa qui in senso territoriale) è tornata alle
origini russe.
Le regioni dell'est
ucraino, russofone
e ortodosse, sono in subbuglio. Di nuovo, questa situazione non
porterà probabilmente a una guerra, ma a livello sotterraneo
(sostegno economico e logistico ai filo-russi) qualcosa si muoverà e
il confine russo guadagnerà di fatto qualche spanna verso ovest. Se
coloro che governano a Mosca si dimostreranno - come sempre è stato
sino ad oggi - uomini politici dotati di una vista lunga e non degli
sportellisti di banca come i loro omologhi occidentali, l'Ucraina si
trasformerà in un pastrocchio ingovernabile e senza identità mentre
le zone a influenza russa saranno la classica casa costruita sulla
roccia.
Senza dimenticare il
secondo fronte a oriente, quello ungherese, in cui Viktor
Orban ha confermato la sua posizione al governo. Ovviamente non
sono mancati gli ipocriti piagnistei europoidi, piagnistei nei quali
gli sportellisti di banca si rammaricano dei risultati prodotti da un
sistema rappresentativo come quello ungherese, un sistema che
l'Europa stessa teoricamente difende e vorrebbe proporre
universalmente, a fianco delle armi americane, a patto che sia
utilizzato per votare chi piace al Rockefeller Center. Detto questo,
è ovvio che il Fidesz di Orban non costituisce un contenitore
anticapitalista e rivoluzionario (così come del resto non lo è
Vladimir Putin). Ma ciò che conta in questa fase è che la presenza
di questi soggetti che si mettono in qualche modo di traverso
all'unipolarismo occidentale rallenta e indebolisce quest ultimo e da
modo a idee realmente antagoniste di trovare spazio.
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