L’accoglienza che i paesi visitati hanno riservato all’emiro del Qatar Tamin Al Thani ha dimostrato indirettamente una cosa in un primo momento
estranea ai contenuti dell’incontro.
Negli ultimi anni si è
ferocemente inasprita la campagna mediatica contro la Federazione
Russa per via della condizione giuridica degli omosessuali in quel
paese. Gli stati occidentali in ossequio ai diktat di Washington non
hanno esitato a strumentalizzare le stesse Olimpiadi di Sochi per
esprimere ogni sorta di buffonata in merito, scimmiottando del resto
un ridicolo Barack Obama.
Eppure i paesi
occidentali sembrano soffrire di profonde e temporanee amnesie circa
i diritti degli omosessuali in tutta una serie di paesi ove la legge
li pone in condizioni ben più gravi rispetto alla Federazione Russa.
Il Qatar è un esempio di
questi stati la cui grave discriminazione verso gay e lesbiche - ma
sarebbe più opportuno dire, la bestiale condizione sociale e
giuridica in generale - sembra essere troppo rapidamente condonata.
Se la legge “civile” qatariota può già essere ben più severa
di quella russa, l’applicazione della Sharìa, la legge coranica,
prevede anche la pena di morte per maschi sposati colpevoli di atti
omosessuali.
La stessa Arabia Esaurita
non è molto lontana da questi panorami del taglione ed anche questo
paese gode di un’impunità mediatica sospetta.
Il discrimine che sta
evidentemente alla base di questo doppiopesismo è la collocazione
politica di questi stati. Limitare la visibilità pubblica degli
omosessuali e la propaganda verso i minorenni è un male assoluto se
questo avviene in un paese come la Russia che, combinazione, si mette
con efficacia di traverso all’imposizione violenta del
totalitarismo 2.0 voluto da USA e UE. Condannare a morte un gay
tirando ipocritamente in ballo la religione invece va bene se succede
in un paese alleato di ferro dell’Occidente come il Qatar.
Così si spiegano le
lingue tirate a lucido nell’accogliere l’emiro della barbarie,
così si spiega l’amnesia sui diritti umani altrimenti tanto cari
ai megafoni dei nostri politici e media quando i massacratori stanno
dalla stessa parte dell’Occidente.
L’attacco all’immagine
della Federazione Russa ha a questo punto il solo evidente scopo di
demonizzare quel paese e screditarne le scomode posizioni in politica
internazionale per valorizzare, di riflesso, le iniziative
liberticide dell’Asse del Male euroamericano.
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