venerdì 19 giugno 2015

Come vi immaginate Dio? Che aspetto ha l'Amore?


La Bibbia spiega che l'uomo è stato creato a immagine a somiglianza di Dio e il vero significato di questa rivelazione è in sé capace di cambiare il corso degli eventi in tutto il Creato, per tutti noi esseri umani come protagonisti.

Ma in molti hanno svilito il senso di questa frase pensando a un'identità fisica tra Dio e l'uomo. Peggio ancora tra Dio e l'uomo maschio, facendo sì che il Principio di ogni cosa scadesse a livello delle divinità antropomorfe della (grande) tradizione politeista pagana e restituendoci l'idea di un essere supremo in veste di canuto vegliardo con la barba.

Ma Dio, quel Dio di cui stiamo parlando, non può avere limitazioni o incoerenze di questo tipo.
Una scimmia evoluta al rango di specie dominante immaginerebbe Dio come una scimmia.
Un lupo come un lupo.
Un extraterrestre lo immaginerebbe simile a se stesso.
E così via.

Altrettanto sbagliato è pensare che Dio sia maschio perché quest'idea lo limiterebbe a una condizione sessuata finita che non può essere propria del Principio infinito di ogni cosa.
Per inciso, la fuorviante tradizione che ci ha imposto un Dio maschile è talmente radicata che anche in queste stesse righe ci si sta riferendo sempre a lui usando appunto il genere maschile, una limitazione del linguaggio umano dalla quale ora non riesco a fuggire.

Ma se Dio è a immagine e somiglianza delle sue creature, di tutte le sue creature, allora non è nella fisicità e meno ancora nella sessualità che dobbiamo cercare quest'immagine.
Essa deve invece riflettere qualcosa che va oltre i meri cinque sensi. Deve costituire un progetto, una sensazione, un'emozione, uno scopo. Qualcosa che, fatto nostro, ci permetta davvero di vivere come Dio vuole.

Dio non è maschio, non è femmina, non ha sembianza umana, non ha sembianza alcuna.

Dio è Amore, puro Amore Cosciente.

Esiste un modo per rappresentare quest'idea all'occhio umano?
Se avessi il dono della pittura – e le mie vecchie professoresse di arte possono confermare che proprio non ce l'ho – lo dipingerei così: un forte, caldo, immenso e amorevole abbraccio.

Ma è possibile raffigurare un abbraccio in astratto senza qualcuno che abbraccia?

No... ed è questo limite visivo che ci porta a comprendere un mistero che da sempre ha circondato l'identità di Dio, la domanda che tutti i teologi, i credenti, i mistici, i santi, i profeti, gli scettici, i sofferenti si sono posti trovando risposte mai del tutto convincenti o vedendosi costretti a chiedere (o imporre) una “fede” in qualcosa che in fondo non si poteva spiegare.

Perché ci ha creati?

Torniamo all'immagine di prima. Si può dipingere un abbraccio in astratto senza qualcuno che abbraccia?
No.
Ed ecco che tutto dovrebbe essere chiaro. La domanda “perché ci ha creati?” presuppone l'unica risposta che un vero devoto non avrebbe mai potuto dare, vuoi per paura, sottomissione, malinteso rispetto.
E la risposta è che se Dio è Amore, non siamo solo noi ad aver bisogno di Dio.
E' Dio ad aver bisogno di noi. E' l'Amore ad aver bisogno di noi.

Non è blasfemia, è solo la gioia di aver compreso lo scopo della nostra vita in questo Creato.
Perché l'acqua può scorrere anche se nessuno ha sete e i frutti possono crescere anche se nessuno ha fame.

Ma l'Amore non può esistere se non c'è nessuno che ama.
Ogni volta che amiamo siamo noi a creare l'Amore. Siamo noi a creare Dio, a rinnovare il suo progetto e portarlo a compimento.

Chissà cosa penserebbero tutti quegli scettici che ironicamente, per sostenere che Dio fosse solo un parto della fantasia, hanno ribaltato le cose e sostenuto che è l'uomo ad aver creato Dio a propria immagine e somiglianza.
Avevano assolutamente ragione ma non nel senso che si aspettavano perché è proprio attraverso il loro scetticismo che Dio ci ha reso una verità su se stesso.

Ecco perché siamo qui ed ecco cosa significa essere a sua immagine e somiglianza.
Siamo tutti a immagine e somiglianza dell'Amore e da questa consapevolezza viene la responsabilità, la felice responsabilità di vivere all'altezza di ciò che siamo.

Ogni volta che non amiamo, ogni volta che non ci amiamo, tradiamo noi stessi, la nostra più elementare natura ontologica.
Ogni volta che amiamo... provate a sentire in voi stessi, datevi questa possibilità senza aver paura di scoprire chi siete veramente.
Poiché scopriremo di portare in noi la fonte da cui proveniamo e alla quale saremo impazienti di tornare.





Non sono un superuomo. A dispetto di queste parole, quando arriveranno per me i brutti momenti avrò paura, piangerò, me la farò sotto.
Ma queste parole, scritte nel distacco, nella serenità, nel mio vero essere, resteranno valide, sopravviveranno a dispetto di qualunque mio rinnegamento ed è per questo che devono essere condivise.

Ringrazio Chi mi ha permesso di scriverle e coloro per i quali le ho scritte.

Abbiate pace.

PS: vi amo...

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