lunedì 12 maggio 2014

Diritti umani: ipocrita retorica imperialista



Quanto più il livello di coscienza e la capacità di critica si riducono, tanto più perdono di importanza i contenuti espressi a vantaggio del linguaggio e delle tecniche di comunicazione.
Oggi più che mai questo sbilanciamento è particolarmente evidente. O, per meglio dire, dovrebbe essere evidente perché nel gioco del gatto che si morde la coda, sono proprio la mancanza di attenzione e di coscienza a impedire l’individuazione di questi giochetti retorici ed a favorirne una loro ulteriore reiterazione.
E’ radicata già da tempo la tecnica dell’abbinare fattori positivi ad altri non accettati dal senso comune così da rendere anche i primi impresentabili (es. caratterizzare strumentalmente la sovranità monetaria come fenomeno storicamente appartenuto al fascismo e al nazionalsocialismo, fa sì che l’opinione pubblica, pur di non vedere adottata una politica fascista o nazista e non essere criticata per questo, preferisca continuare a regalare alle banche enormi debiti pubblici). Oppure sostenere la bontà delle proprie posizioni come riflesso a una presunta cattiva qualità della controparte, già a suo tempo artificialmente denigrata (es. sostenere una guerra perché è combattuta contro il dittatore corrotto e dispotico Gheddafi, per cui opponendosi alla guerra si verrebbe strumentalmente additati quali sostenitori di dittatori sanguinari).
Il meccanismo si è raffinato negli ultimissimi anni agganciando alle politiche che si volevano imporre obtorto collo il mantra dei diritti umani. Questo abbinamento porta con sé un equivoco che difficilmente può essere risolto da una coscienza che volesse essere critica. Come si può essere contrari ai diritti umani? Come si può essere contrari a proteggere le donne laddove sono maltrattate? Come si può essere contrari ai diritti degli omosessuali laddove sono discriminati? Essere contrari ai diritti umani comporta l’apparire disumani. E poiché nessuno vuole essere considerato disumano è più facile risolvere l’equivoco dando il proprio assenso, anche silenzioso, a tutte quelle prese di posizione politiche che sebbene nascondano secondi fini macroscopici si presentano pubblicamente come promotrici di diritti umani.
E’ bene quindi dissociarsi dalla propria paura di essere giudicati e osservare con distacco il fenomeno.
Da almeno due anni si assiste ad una campagna mediatica assillante contro la Federazione Russa per via delle leggi restrittive sull’omosessualità. In realtà chi promuove queste accuse mediatiche non ha assolutamente a cuore il destino dei gay e delle lesbiche di Russia e nemmeno di alcun altro paese, neanche il proprio. Ma dato che la lotta all’omofobia è estremamente politically correct, pochi hanno la volontà di esporsi e sottolineare che l’ostilità alla Russia è determinata da ragioni energetiche e geopolitiche. In questi settori Mosca persegue una politica legittimamente tesa al proprio interesse nazionale - e invero più corretta anche verso i partner stranieri di quanto non farebbero altre potenze – cosa che proprio non va giù all’unipolarismo occidentale. Ed ecco che si demonizza l’avversario con un argomento anche corretto (leggi restrittive per LGBT in Russia ci sono davvero) ma strumentalizzato e per il quale in verità non si nutre alcun interesse. Cercando di spiegare questo si corre anzi il rischio di sentirsi dire che dietro le nostre argomentazioni politiche si nasconde in realtà un’omofobia nascosta che si vuole mascherare…
Un altro esempio, che non verte precisamente sui diritti umani ma su quelli civili ed economici, riguarda la rivolta dei “20 centesimi” avvenuta in Brasile lo scorso anno quando decine di migliaia di giovani manifestanti hanno agitato le piazze delle maggiori città del paese per protestare contro la carenza di servizi pubblici essenziali mentre il governo federale sprecava denaro per i mondiali di calcio. La rivolta altro non è stata che un tentativo di rivoluzione colorata promossa dal dipartimento di Stato USA, irritato per l’efficace politica di sovranità energetica che il Brasile sta attuando sulle nuove riserve petrolifere scoperte, per la cooperazione che conduce con gli altri paesi indio latini senza pretese egemoniche e per il ruolo giocato nel BRICS. Eppure, come non condividere in prima battuta le motivazioni dei manifestanti? I servizi pubblici nel paese, specialmente la sanità, sono davvero carenti e i prezzi al consumo molto alti rispetto ai salari. Tutto questo, unito allo spreco di soldi per una ridicola manifestazione sportiva, non poteva non generare una protesta sociale legittima. Il problema è che questa è stata incanalata e sfruttata dalle agenzie americane (es, USAID) per mettere in difficoltà un governo sgradito a Washington. Come spiegare però questo passaggio non chiaro ai più senza passare per critici verso i manifestanti che tutti i torti proprio non li hanno? Come spiegarsi senza passare per indifferenti verso i legittimi diritti di salario e servizi pubblici dei cittadini?
Essere diretti e non temere di essere manipolati resta la miglior risposta a queste distorsioni, senza aver paura di essere presi per misogini, omofobici, e vattelappesca. La messa in risalto delle contraddizioni di chi si erge a paladino di ogni diritto rivendicato nel mondo, quando non li fa rispettare in casa propria, è la miglior arma per contrattaccare la disinformazione in quanto costituisce, naturalmente, la Verità.

2 commenti:

barbaranotav ha detto...

Ciao Simone,
analisi brillante, limpida e semplicemente onesta nonché fondata.
Tutto ciò che non favorisce le banche è "nazista" e basta mandare le truppe cammellate a protestare contro
Un salutone
Barbara

Simone ha detto...

@ Barbara Ma i nazisti non sono più tali, bensì manifestanti pro UE quando i cammelleti sono loro, tipo Pravy Sektor in Ucraina...