giovedì 10 aprile 2014

I pruriti orientali di Eurolager



L'ossessione per la tattica che sembra divorare le mosse dell'Occidente capitalista, a scapito di una strategia di lungo periodo, ha la sua logica fondatezza nell'attuale sede della direzione d'orchestra, vale a dire l'Asse del Male Londra-Washington che, quando serve, usa i vassalli di Bruxelles per mosse sciagurate per la stessa Unione Europea.
Gli “anglo” che in questa fase storica gestiscono l'espansione del totalitarismo capitalista, comportandosi come una potente bestia feroce che si rende però conto di essere allo stremo delle forze, hanno condotto negli ultimi anni una serie di imprese disperate per mantenere in piedi il proprio dominio tralasciando spesso di considerare l'opportunità di queste scelte sul lungo periodo.

Per fortuna, diremmo noi, pur senza illuderci che la partita stia per volgere a favore di una reazione anticapitalista.

La miccia che è stata accesa sul fronte orientale è estremamente interessante. Sebbene non ci si possa aspettare, e nemmeno augurare, un conflitto frontale tra la Federazione Russa e l'Occidente a seguito della questione ucraina, la catena di eventi che si è messa in moto non si fermerà alla diplomazia di questi giorni.
La parte asessuata e anemica dell'Ucraina (“parte” in senso morale, non geografica), è passata all'Occidente ed ha subito avviato quei negoziati commerciali che tra pochi anni potrebbero portare a Kiev una legislazione che tuteli l'immagine dei pedofili, smantelli il patrimonio pubblico e favorisca le speculazioni delle banche e dei fondi di investimento. Ma la Crimea (intesa qui in senso territoriale) è tornata alle origini russe.
Le regioni dell'est ucraino, russofone e ortodosse, sono in subbuglio. Di nuovo, questa situazione non porterà probabilmente a una guerra, ma a livello sotterraneo (sostegno economico e logistico ai filo-russi) qualcosa si muoverà e il confine russo guadagnerà di fatto qualche spanna verso ovest. Se coloro che governano a Mosca si dimostreranno - come sempre è stato sino ad oggi - uomini politici dotati di una vista lunga e non degli sportellisti di banca come i loro omologhi occidentali, l'Ucraina si trasformerà in un pastrocchio ingovernabile e senza identità mentre le zone a influenza russa saranno la classica casa costruita sulla roccia.
Senza dimenticare il secondo fronte a oriente, quello ungherese, in cui Viktor Orban ha confermato la sua posizione al governo. Ovviamente non sono mancati gli ipocriti piagnistei europoidi, piagnistei nei quali gli sportellisti di banca si rammaricano dei risultati prodotti da un sistema rappresentativo come quello ungherese, un sistema che l'Europa stessa teoricamente difende e vorrebbe proporre universalmente, a fianco delle armi americane, a patto che sia utilizzato per votare chi piace al Rockefeller Center. Detto questo, è ovvio che il Fidesz di Orban non costituisce un contenitore anticapitalista e rivoluzionario (così come del resto non lo è Vladimir Putin). Ma ciò che conta in questa fase è che la presenza di questi soggetti che si mettono in qualche modo di traverso all'unipolarismo occidentale rallenta e indebolisce quest ultimo e da modo a idee realmente antagoniste di trovare spazio.

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