E' stata una piccola
esperienza personale e familiare a riconfermare ancora una volta in
me che il bambino, nella sua vicinanza all'Origine, tende normalmente
al Bene e che è solo l'influenza degli adulti a impiantare e
alimentare in loro dei falsi ego.
Pochi giorni fa ero al
lago con la famiglia e stavo vicino alla mia bambina mentre si
dondolava sull'altalena senza, ovviamente, troppi pensieri se non
quello di spingersi fin dove voleva e divertirsi.
Poi un altro bambino che
sembrava appena più grande, accompagnato dalla mamma, si è messo a
giocare sull'altalena a fianco.
I due bimbi hanno
iniziato a guardarsi e a sorridere e sembrava che tutto dovesse
andare per il meglio fino a che la mamma del bambino non gli ha detto
"Dai che ti batte!" e poi "Su che uomo sei che
lei va più in alto di te!".
Non importa quanto la
mamma stesse sorridendo o quanto stesse pronunciando alla leggera
quelle parole. Il bambino all'improvviso è stato distolto dal
divertimento e spronato a competere.
E allora ha iniziato a
spingersi sempre di più in alto guardando continuamente dove fosse
mia figlia.
Ma l'ego che gli era
stato forzosamente impiantato è stato frustrato poiché la mia
bambina era sempre un poco più in alto, mentre la mamma, di quando
in quando, lo invitava a far meglio. Peccato che la signora non abbia
notato, essendo suo figlio un po' più alto e quindi con la gambette
più lunghe, che il piccolo non poteva spingersi al massimo essendo
l'altalena molto bassa e non avendo quindi agio per piegare
correttamente le gambe quando passavano vicino a terra.
La mia invece di tanto in
tanto mi guardava sorridendo e dicendomi "Papà, guarda come
sono più in alto!" ed io, con discrezione ma a voce abbastanza
alta per farmi sentire dall'altra signora "Piccola, spingiti
dove vuoi, per il papà basta che ti diverti".
Poi arriva anche il papà
del bambino il quale, non riuscendo proprio a spingersi troppo in
alto, a vincere, a essere uomo, secondo i parametri
della mamma, inizia a rivolgere delle pernacchie a mia figlia
attirandosi i rimproveri del padre.
E così fino a che il
piccolo non si è stancato di giocare.
Nel giro di pochi minuti
le contraddizioni tutte interne al perverso mondo degli adulti hanno
riprodotto in un bambino innocente tutti i più nefasti ego che poi,
crescendo, saranno destinati a riflettersi in ogni ramo: la vita
affettiva, quella sociale, il lavoro e magari anche la politica, la
guerra lo sfruttamento.
Un bambino che aveva solo
voglia di giocare e quindi l'interesse a collaborare è stato spinto
a competere vedendo nell'altro (o nell'altra, nel caso specifico) non
qualcuno con cui condividere un divertimento illimitato ma un
avversario al qualche andava tolta una fetta di felicità per poter
accrescere la propria... ti batte... che uomo sei...
Quando questo falso ego
col quale il bimbo era stato spinto a identificarsi è uscito deluso
dal confronto, esso ha prodotto la reazione più comprensibile, ossia
schernire l'avversario. E questo ha causato una nuova
frustrazione perché la reazione emotiva del bimbo gli ha causato un
nuovo, e per lui incomprensibile, rimprovero e quindi il distacco dal
genitore.
La competizione che
prevale sulla cooperazione, l'appropriazione sulla condivisione,
l'alienità sull'alterità. Quante volte vediamo questi atteggiamenti
egoici che prevalgono nei bambini solo a seguito di una spinta da
parte dell'adulto? E quali sono le conseguenze dell'identificazione
di sé coi falsi ego nella vita adulta? Identificarsi nella (dannosa)
competizione con l'altro e uscirne perdente fa del sé un perdente
che cercherà riscatto. Uscendone vincente fa del sé un vincente che
cercherà di reiterare il risultato egoistico della "vittoria".
Ma ogni insegnamento
necessario ci è già stato lasciato... non entrerete nel Regno
dei Cieli se non tornerete come bambini.
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