Molti lettori di questo
articolo sicuramente conoscono il mondo creato da J.R.R. Tolkien ne
Il Signore degli anelli e qualcun altro ne conoscerà almeno
la pur non fedelissima versione cinematografica di Peter Jackson.
Come tutte le grandi
opere anche questo racconto epico contiene significati esoterici o
profetici molto profondi e attuali anche se non ci è dato sapere
perché, se per un ingresso iniziatico dello stesso autore a
importanti livelli di Coscienza oppure semplicemente perché la sua
opera è sfuggita al controllo dello scrittore producendo significati
che nemmeno Tolkien si sarebbe immaginato1.
Ad ogni modo il regno di
Gondor costituisce il cuore geografico e politico del mondo
fantastico di Tolkien, la Terra di Mezzo, intorno a cui ruota il
ritorno all'antico ordine tradizionale e comunitario contro il
nuovo ordine materialista, modernista e, diciamolo pure,
industrialista del malvagio signore Sauron e del suo nero dominio di
orchi, Mordor, l'anti-Gondor.
Ma a dispetto del suo
retaggio prestigioso e dell'importante ruolo di cui è rivestita,
Gondor è un regno in crisi. E' un regno senza sovrano, retto da una
dinastia di sovrintendenti, in attesa del ritorno di un re che
ripristini i valori, i principi e il ruolo della nazione. Gondor è
anche un paese in profonda crisi demografica, in cui da tempo si
fanno pochi figli a partire dalle classi nobili e il popolo
preferisce vivere ricordando i fasti del passato anziché lavorare
per rinnovarli.
Ma la crisi di questa
nazione non nasce per caso. Le ragioni di questa sofferenza
trascendono la materia e affondano le proprie radici in una sorta di
legge del contrappasso, del karma, dal momento che l'antico re di
Gondor, Isildur, si è lasciato tentare dal potere dell'Anello, vale
a dire dai disvalori della modernità, dell'individualismo, della
potenza e della produzione, incarnando quel Nemico che lui e il suo
regno avrebbero dovuto combattere. Per aver rinunciato al proprio
naturale ruolo di protettore della Luce nel mondo, Gondor è finito
per secoli nell'Oscurità.
Per spazzare via ogni
brace di speranza e forza ancora accesa sotto le ceneri della
secolare decadenza, Mordor, al culmine della sua guerra generale di
sottomissione per imporre il proprio nuovo ordine, decide di colpire
con il massimo della violenza Gondor, l'ultimo riferimento intorno al
quale gli uomini avrebbero potuto riorganizzarsi e sperare di avere
un futuro.
Ma non è solo dal Male
vero e proprio che Gondor deve difendersi ma anche da altre forze che
la combattono contro il proprio stesso interesse e nell'ingenua
illusione di emanciparsi e di poter condividere il potere con
Mordor. Gli Esterling e gli Haradrim, pur essendo umani, si alleano
con Mordor contro Gondor, ma non per malvagità. Ciò che devia
queste persone è la mancanza di coscienza, di conoscenza,
consapevolezza. Sono stati ingannati, manipolati dalla propaganda
e dalle parole velenose di Sauron e non sanno in fondo di essere
dalla parte sbagliata e non immaginano di essere solo degli strumenti
che verranno rottamati a cose fatte senza alcuna gratitudine da parte
dell'Oscuro Signore.
Certamente mai Tolkien
avrebbe pensato che i panni della sua Gondor sarebbero stati
indossati proprio dalla nostra Italia, ma la situazione simbolica che
ha descritto, e che oggi si ripete così fedelmente, rappresenta una
profezia vera e proprio e non un semplice averci preso per caso.
Come Gondor l'Italia è
un paese dall'antichità gloriosa ma proprio al culmine del suo
splendore ha fallito nella missione civilizzatrice sotto l'egida di
Roma iniziando a incarnare i disvalori che avrebbe dovuto combattere
come il mercantilismo, l'individualismo e l'imperialismo fine a se
stesso.2
Per la legge del karma, una nazione che rinunci al proprio compito
civilizzatore è condannata a subire per secoli l'inciviltà altrui,
cosa troppo evidente nel nostro paese oggi.
Come Gondor l'Italia è
da troppo tempo un paese senza un re, senza una classe dirigente
saggia, equilibrata e che sappia agire in modo disinteressato per il
bene comune.
Come Gondor l'Italia, di
fronte alle umiliazioni e ai torti subiti, cerca conforto nel ricordo
dell'antica gloria o nell'ammirazione che ancora oggi milioni di
persone nel mondo nutrono per le bellezze e la cultura del nostro
paese, senza che gli italiani siano però capaci di tornare a
promuovere nel mondo questo immenso bagaglio di illuminazione e meno
ancora di farlo proprio, di introiettarlo e incarnarlo nel proprio
vivere quotidiano e comunitario.
Come Gondor l'Italia è
un paese in calo demografico e incapace di provvedere alle proprie
esigenze al punto da dover appaltare a capitali e aziende straniere
produzioni e servizi e affidandosi a masse di immigrati disperati per
quei lavori che una popolazione buontempona non vuole più fare o non
può più fare per la semplice mancanza demografica di lavoratori.
Ma l'Italia è un paese
diverso e ancora, sotto le ceneri, arde qualche brace che
potrebbe rinnovare un fuoco ben più potente e invertire il corso
delle cose, bloccare l'imposizione del nuovo ordine mondiale
sull'antico ordine della comunità e della tradizione.
Novella Gondor, l'Italia
è finita nel mirino di Mordor, del sistema capitalista, perché a
differenza degli altri paesi progrediti è ancora affezionata,
non importa se con sincerità o in qualche caso per ipocrisia, alle
famiglie in cui vi sono il padre, la madre, i figli, mentre chi vuol
vivere una propria vita di coppia diversa lo può fare ma senza
pretendere di dissacrare impunemente, scimmiottandola volgarmente, la
famiglia vera.
L'Italia, la nuova
Gondor, è finita nel mirino della Mordor capitalista perché a
differenza dei paesi evoluti del resto d'Europa i propri
cittadini preferiscono ancora commerciare maneggiando il buon vecchio
denaro sonante. Un denaro a monte infettato da un'emissione che
genera debito pubblico, certo, ma che ancora, come insegnano le
storiche crisi bancarie e finanziarie dal '29 alla Grecia,
costituisce l'ultimo strumento di controllo del cittadino sul sistema
monetario e da la percezione della propria capacità di ottenere beni
e servizi in cambio del denaro guadagnato. Tutto questo senza che
qualche Occhio (quello di Sauron, nel mondo di Tolkien, o quello
onniveggente della massoneria nel nostro sistema) pretenda di
scrutare fin dentro le nostre tasche per “spegnerci”
elettronicamente al momento opportuno, quando diventiamo troppo
scomodi.
L'Italia viene investita
dalle nere orde di Mordor perché a differenza degli altri paesi
moderni avrà sì un debito pubblico immenso, ma le sue famiglie
all'antica possiedono un risparmio privato che è oltre quattro volte
tanto3
e che fa impallidire la capacità di risparmio e di affrontare il
futuro di altri stati decantati e presi come modello. Un tesoro
enorme che le banche e le grandi aziende (per motivi di controllo le
prime, a garanzia degli investimenti pubblici le seconde) non possono
lasciare sotto l'esclusivo controllo dei loro legittimi possessori.
E ancora, l'Italia è
attraversata in lungo e in largo da chiese stupende ma anche dagli
antichi templi pagani di Roma e della Magna Grecia. Magnifici edifici
che sono lì a ricordare ciò che Mordor vorrebbe farci dimenticare,
ossia che l'uomo non coincide con la sua scorza corporea ma ha una
natura diversa che trascende la materia e qui in Italia questa
tensione, questa ricerca di spiritualità, è sempre stata
fortissima.
Come Gondor, l'Italia non
deve affrontare solo l'urto frontale con le orde di orchi di Mordor.
Ma anche la minaccia di altre forze, spesso interne, che per
disinformazione e manipolazione si sono unite al nemico combattendo
contro il proprio stesso interesse una battaglia altrui. Il pensiero
non può non correre a tutti coloro che, in buona fede ma
ingenuamente, aderiscono alle pressioni mediatiche ed economiche
esterne per rendere prioritario lo smantellamento della sovranità
nazionale (quel che ne resta) a favore del protettorato europeo
piuttosto che la distruzione della famiglia e l'estensione dei
dispositivi di controllo personali.
All'inizio dell'assalto
di Mordor alle bianche mura di Minas Tirith, la capitale di Gondor,
nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sopravvivenza di
quest'ultima. Uno sterminato, nero esercito di orchi riempiva la
piana del Pelennor di fronte alla città, presidiata da pochi e
disorientati difensori senza una guida valida.
Il destino dell'ultima,
tenue fiaccola di civiltà sembrava segnato.
Ma la fine della
battaglia avrebbe narrato un esito diverso e così sarà per
l'Italia, la nostra amata patria.
Perché mentre orde senza
fine di orchi (orde orcobaleno?) davano l'assalto sentendosi
la vittoria già in tasca, il Bene stava preparando la contromossa. I
Raminghi, che per secoli avevano custodito gli antichi valori
e la forza, a dispetto dell'esilio e della condanna sofferti, si sono
preparati e radunati per combattere proprio come oggi persone e
gruppi in tutta Italia, attaccati e censurati, si organizzano per
farsi trovare pronti all'appuntamento con la storia. I cavalieri di
Rohan, che il Nemico non sapeva essere ancora in grado di combattere,
stavano giungendo in soccorso come oggi altri paesi al mondo stanno
combattendo il sistema con le armi e sono pronti a schierarsi con
l'Italia.
Come gli orchi di Mordor
oggi i più, completamente privi di coscienza e obbedienti solo alla
voce dell'Anello, dell'unico sistema di ingiustizia che sono in grado
di concepire, riderebbero se gli si rivelasse che la loro sconfitta è
prossima perché ai loro occhi non vi è alcun segno immediatamente
visibile.
Il compito dei Raminghi
oggi è quello di cucire i confusi segnali di risveglio di questa
nostra terra tanto disprezzata e sbeffeggiata per quella sua
arretratezza che è invece la sua forza, una terra che per esprimere
il meglio delle proprie potenzialità, che risalgono all'alba dei
tempi, non ha bisogno di essere rinnegata e derisa, ma amata,
come gli ultimi difensori hanno amato Gondor nell'ora più buia.
Allora coloro che
sostengono il Bene sorprenderanno se stessi e potranno riscrivere
queste parole, non più fantastiche, ma storiche.
Erano stati uccisi tutti, eccetto quelli fuggiti in cerca della
morte, o destinati ad affogare nella rossa schiuma del Fiume. Ben
pochi tornarono a Morgul o a Mordor, e nella terra degli Haradrim non
giunse che una lontana storia: l'eco della collera e del terrore di
Gondor
1Escludiamo
naturalmente che tutto questo sia avvenuto per “caso”
2Mutuati
nel corso dei secoli dai cartaginesi e dai regni ellenistici
3Più
di 8.000 miliardi di euro di risparmio privato contro 2.000 di
debito pubblico