Quanto è avvenuto nelle
ultime settimane in Ucraina è surreale al punto da far apparire la
reazione della Federazione Russa sin troppo galante.
Nonostante una certa
fiducia nella possibilità che Janukovich (incapace e corrotto, ma
legittimo capo di governo del paese) fosse in grado di fermare
l'ondata golpista, quest'ultima ha infine prevalso mettendo sul
piatto un mix di affaristi in salsa liberal (i vecchi "arancioni"),
vaghi dimostranti per altrettanto vaghi diritti civili (gli stessi
dietro i quali in Occidente si mascherano gli untori del nichilismo)
e i neofascisti atlantici di servizio dell'estrema destra.
Non è necessario
scomodare sin da subito i massimi sistemi per analizzare la crisi
ucraina essendo già abbastanza sconcertanti le sue premesse.
Prima di accusare la
Federazione Russa di violazione dei vecchi accordi internazionali
presi a tutela dell'integrità ucraina, è bene ricordare che il
paese guidato da Yanukovich era stato invitato alla conferenza di
Vilnius dall'UE (novembre 2013) per negoziare il proprio ingresso
nell'unione in quanto ritenuto paese democratico. Almeno secondo
l'idea che Bruxelles ha di democrazia.
Ma il governo di Kiev,
fatti i legittimi conti, ha preso preso atto che la proposta
economica dell'UE era meno conveniente rispetto al partenariato
offerto dalla Russia ed ha quindi declinato l'invito al vertice.
E' qui che mediaticamente
l'Ucraina è stata improvvisamente trasformata in un paese non
democratico e Yanukovich, ritenuto solo poco prima un interlocutore
credibile, un dittatore corrotto al soldo di Putin. Improvvisamente
nel paese sono fioccate prima le manifestazioni filo-europee e poi
gli squadristi, in un movimento multiforme sempre dipinto come
"nazionalista".
Questa composita fazione
europeista ha goduto sin da subito di appoggi politici e mediatici da
parte dell'UE e degli USA ed entrambi gli attori hanno rivendicato –
solo fino a pochi mesi fa avrebbero occultato il tutto – gli aiuti
economici e logistici forniti ai dimostranti antigovernativi.
Yanukovich, incapace
negli scorsi anni di dotare il paese di una linea politica credibile,
è infine stato sconfitto più da se stesso che dal movimento
europeista in quanto quest ultimo, pur non coinvolgendo assolutamente
la maggioranza della popolazione, non è stato però ostacolato da
una forte fazione filo-governativa (come avviene invece, per esempio,
in Venezuela e in Siria).
Ma la cosa più grave è
che con questa massiccia infiltrazione nell'opinione e nel corso
delle cose in uno stato sovrano, UE ed USA hanno violato il diritto
internazionale, ragion per cui appare quanto meno equivoca l'accusa
rivolta ora da questi due attori alla Russia di aver violato gli
accordi di Budapest del 1994 in base ai quali Mosca si impegnava a
rispettare l'integrità territoriale di Kiev.
Non è in sostanza
corretto accusare il Cremlino di aver cestinato accordi e regole che
altri in precedenza avevano già affossato.
Sconcertante è inoltre
la disinvoltura con la quale l'Occidente agisce secondo il "criterio"
del doppiopesismo, con particolare riferimento alla recentissima
situazione in Crimea. Se infatti Bruxelles e Washington sono stati
lesti a riconoscere nella minoranza europeista ucrania un campione
sufficientemente rappresentantivo tale da considerare tutta l'Ucraina
come schierata dalla loro parte, sono proprio gli europei e gli
americani a rimangiarsi questo criterio nel non accogliere la volontà
realmente filorussa della popolazione della Crimea, una regione da
sempre a maggioranza russofona (come del resto gran parte
dell'Ucraina) e storicamente legata più a Mosca che non a Kiev (la
penisola passò dalla Russia all'Ucraina per volontà di Nikita
Kruschev nel 1954).
Le mosse militari con le
quali Mosca sta di fatto occupando la Crimea e la promozione di un
referendum che sicuramente sancirà la volontà espressa dal nuovo
parlamento anti-golpista della regione, non sono altro che una
legittima azione di difesa da parte di una Russia sempre più
clamorosamente aggredita lungo i propri confini strettamente
geografici o geopolitici. Se l'Occidente ha preteso di avanzare con
la forza - il golpe attuato in Ucraina, anche considerando i suoi
lati violenti, altro non è stato che un atto di forza - per
centinaia di chilometri verso est, ricacciando il baricentro russo in
Asia centrale, è del tutto naturale che Mosca cerchi almeno di
limitare i danni recuperando fasce "cuscinetto" e
strategiche di territorio in direzione opposta.
E alla fine di questo
scontro tra titani dovremo ricordarci, come nelle liti tra bambini
capricciosi, chi è che ha cominciato per individuare il vero
colpevole di questa grave crisi.
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