Immagine dal film "Lo Sfidante", a cura di Giulio Achilli |
L'Individuo, inteso come Persona
(lo stato originario dell'essere umano) amputato dei suoi naturali
legami collettivi, rappresenta la massima e più drammatica creazione
sociale dell'Occidente, precedente soltanto il transumanesimo
(commistione tra uomo e macchina). Si è trattato di un processo
lungo e difficile iniziato sin dall'alba della civiltà poiché i
poteri costituiti, o almeno quelli intrinsecamente votati al male,
hanno sempre tentato di scomporre la Persona in Individuo così da
avere sotto il proprio controllo un soggetto sociale facilmente
addomesticabile. Ma solo con l'illuminismo la battaglia ha iniziato a
volgere al termine portando via via sino ai nostri giorni al
prevalere dell'Individuo.
La caratteristica principale
dell'Individuo è quella di ritenersi coincidente con il Tutto,
anziché una parte di esso come farebbe la Persona. Le conseguenze di
questa falsa percezione sono molteplici e tutte portano ad
un'ulteriore decomposizione interiore del singolo in un circolo
vizioso in cui degradazione produce degradazione. Una in particolare
che preme sempre sottolineare è l'insana paura della Morte che
caratterizza l'Individuo rispetto alla Persona. Mentre questa si
ritiene correttamente di passaggio in una Storia più ampia e sa
quando il proprio ruolo è quello di concludere un'avventura
piuttosto di doverne scrivere solo un capitolo, l'Individuo fa
coincidere la propria fine con la fine del Tutto per cui necessita
intrinsecamente di vedere la conclusione della Storia entro la fine
della propria vita. In campo politico questo ha conseguenze nefaste
in quanto l'Individuo, a costo di vedere realizzata anche solo una
parte insignificante dei propri progetti, è disposto a vendersi a un
riformismo suicida e facilmente riassorbito dal sistema dominante
laddove la Persona, che non intrappola la sua Storia nei limiti
angusti di una vita terrena, preferisce portare avanti di poco il
testimone di una rivoluzione senza necessariamente viverla sino in
fondo ma conscio di aver fatto la propria parte a beneficio della
generazione futura.
Questa premessa sulla natura
socialmente e storicamente degenerata dell'Individuo è utilissima
per capire un'altra contraddizione, l'ennesima, su cui si basa
l'agire dell'uomo occidentale nell'interesse (o presunto tale) verso
la cosa pubblica. L'uomo occidentale (e l'italiano in questo momento
ne rappresenta una terribile declinazione) ha una forte tendenza a
lamentarsi delle situazioni e dei problemi vigenti – il che indica
una sua capacità residua, per quanto superficiale, di prenderne atto
– ma con il limite di ascriverne sempre e comunque le
responsabilità a cause esterne. Da qui l'irresistibile tendenza
occidentale, da decenni a questa parte, di individuare nemici
esterni, un'alterità artefatta che nulla ha a che spartire con
l'oggetto cui viene attribuita: l'immigrato, il mussulmano, il
comunista, il tradizionalista, l'eurasiatista, la concorrenza cinese,
la manodopera a basso costo dei paesi emergenti, il nucleare
nordcoreano e così alla via. Mai l'occidentale riesce ad individuare
una sola responsabilità dei problemi nella società in cui vive o in
se stesso, e men che meno riesce a percepire i problemi come una
proiezione all'esterno dei mali radicati in sé.
Questa deresponsabilizzazione con
la quale l'occidentale si autoassolve ha come contraltare il rifiuto
a prendere l'iniziativa nel risolvere i problemi. Non solo la
tendenza dominante, riscontrabile nel drammatico calo di
partecipazione politica, sindacale e associazionistica della
popolazione occidentale, è quella di delegare a qualcun altro la
responsabilità della risoluzione dei problemi, ma la risposta è di
assoluta incredulità quando ci si aspetterebbe un impegno in prima
persona da parte dell'Individuo. Per contro la reazione si condensa
in frasi quali “Qualcuno deve fare qualcosa”, “Arriverà
quello giusto a sistemare tutto”, “Possibile che nessuno
faccia niente?”. Quest'ultimo aspetto è doppiamente preoccupante
poiché non solo indica ad un tempo un'incapacità ad agire del
singolo e la sua convinzione che l'azione del resto non spetti a lui,
ma mostra una pericolosa inclinazione a una sorta di messianesimo
politico in cui l'attesa dell'uomo della provvidenza ha probabilmente
sostituito una tensione spirituale e religiosa più sana e
quindi preventivamente repressa dal materialismo e dal razionalismo
occidentali. Non c'è bisogno di aggiungere che questa autoesclusione
della massa di Individui dal campo della partecipazione apre spazi
per la presa di potere da parte di élite sempre più ristrette e
organizzate e quindi a quell'oligarchia che fa capo al Nuovo
Ordine Mondiale.
Ovvio dunque come la degenerazione
dell'essere umano da Persona a Individuo sia funzionale a
quest'ordine finalmente nominato. L'Individuo, proprio perché
isolato dagli altri sotto ogni aspetto, non riesce strutturalmente a
comprendere la portata delle proprie azioni su quel Tutto che crede
erroneamente di incarnare e del quale è invece una semplice parte e
non capisce in parole povere che le proprie azioni hanno
conseguenze anche negative sugli altri e da questo dovrebbe derivare
una responsabilità: la colpa quindi è sempre di non meglio
definiti “altri”. Allo stesso tempo, ritenendo l'Individuo che il
Tutto si esaurisca in sé, non percepisce che all'infuori possa
esservi qualcosa di altro sul quale intervenire e l'iniziativa, anche
in questo caso, va delegato ad “altri” che sono responsabili per
quel mondo esterno.
La risoluzione di questo conflitto
interno all'Occidente rappresenta una partita importantissima e
quindi difficilissima da vincere poiché si tratta di agire con
estrema determinazione su una massa sterminata di individui
dall'ormai tenue campo di consapevolezza.
Ma due buone domande da porre a un
nostro antagonista per avviare un lento reflusso di coscienza
potrebbero essere: perché, se tutto nasce all'esterno di te o
all'esterno della società cui appartieni, ogni singola cosa ha
conseguenze su di te o sulla tua società come se voi foste agenti
totalmente passivi? E a questo punto, cosa ti impedisce di
vedere che può esistere un'altra chiave di lettura in cui tu puoi
agire su una società dalla quel non devi sentirti atomizzato e della
quale a tua volta puoi partecipare in termini di responsabilità?
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