lunedì 21 ottobre 2013

L'Individuo, ossia la deresponsabilizzazione dell'Occidente

Immagine dal film "Lo Sfidante", a cura di Giulio Achilli


L'Individuo, inteso come Persona (lo stato originario dell'essere umano) amputato dei suoi naturali legami collettivi, rappresenta la massima e più drammatica creazione sociale dell'Occidente, precedente soltanto il transumanesimo (commistione tra uomo e macchina). Si è trattato di un processo lungo e difficile iniziato sin dall'alba della civiltà poiché i poteri costituiti, o almeno quelli intrinsecamente votati al male, hanno sempre tentato di scomporre la Persona in Individuo così da avere sotto il proprio controllo un soggetto sociale facilmente addomesticabile. Ma solo con l'illuminismo la battaglia ha iniziato a volgere al termine portando via via sino ai nostri giorni al prevalere dell'Individuo.
La caratteristica principale dell'Individuo è quella di ritenersi coincidente con il Tutto, anziché una parte di esso come farebbe la Persona. Le conseguenze di questa falsa percezione sono molteplici e tutte portano ad un'ulteriore decomposizione interiore del singolo in un circolo vizioso in cui degradazione produce degradazione. Una in particolare che preme sempre sottolineare è l'insana paura della Morte che caratterizza l'Individuo rispetto alla Persona. Mentre questa si ritiene correttamente di passaggio in una Storia più ampia e sa quando il proprio ruolo è quello di concludere un'avventura piuttosto di doverne scrivere solo un capitolo, l'Individuo fa coincidere la propria fine con la fine del Tutto per cui necessita intrinsecamente di vedere la conclusione della Storia entro la fine della propria vita. In campo politico questo ha conseguenze nefaste in quanto l'Individuo, a costo di vedere realizzata anche solo una parte insignificante dei propri progetti, è disposto a vendersi a un riformismo suicida e facilmente riassorbito dal sistema dominante laddove la Persona, che non intrappola la sua Storia nei limiti angusti di una vita terrena, preferisce portare avanti di poco il testimone di una rivoluzione senza necessariamente viverla sino in fondo ma conscio di aver fatto la propria parte a beneficio della generazione futura.

Questa premessa sulla natura socialmente e storicamente degenerata dell'Individuo è utilissima per capire un'altra contraddizione, l'ennesima, su cui si basa l'agire dell'uomo occidentale nell'interesse (o presunto tale) verso la cosa pubblica. L'uomo occidentale (e l'italiano in questo momento ne rappresenta una terribile declinazione) ha una forte tendenza a lamentarsi delle situazioni e dei problemi vigenti – il che indica una sua capacità residua, per quanto superficiale, di prenderne atto – ma con il limite di ascriverne sempre e comunque le responsabilità a cause esterne. Da qui l'irresistibile tendenza occidentale, da decenni a questa parte, di individuare nemici esterni, un'alterità artefatta che nulla ha a che spartire con l'oggetto cui viene attribuita: l'immigrato, il mussulmano, il comunista, il tradizionalista, l'eurasiatista, la concorrenza cinese, la manodopera a basso costo dei paesi emergenti, il nucleare nordcoreano e così alla via. Mai l'occidentale riesce ad individuare una sola responsabilità dei problemi nella società in cui vive o in se stesso, e men che meno riesce a percepire i problemi come una proiezione all'esterno dei mali radicati in sé.

Questa deresponsabilizzazione con la quale l'occidentale si autoassolve ha come contraltare il rifiuto a prendere l'iniziativa nel risolvere i problemi. Non solo la tendenza dominante, riscontrabile nel drammatico calo di partecipazione politica, sindacale e associazionistica della popolazione occidentale, è quella di delegare a qualcun altro la responsabilità della risoluzione dei problemi, ma la risposta è di assoluta incredulità quando ci si aspetterebbe un impegno in prima persona da parte dell'Individuo. Per contro la reazione si condensa in frasi quali “Qualcuno deve fare qualcosa”, “Arriverà quello giusto a sistemare tutto”, “Possibile che nessuno faccia niente?”. Quest'ultimo aspetto è doppiamente preoccupante poiché non solo indica ad un tempo un'incapacità ad agire del singolo e la sua convinzione che l'azione del resto non spetti a lui, ma mostra una pericolosa inclinazione a una sorta di messianesimo politico in cui l'attesa dell'uomo della provvidenza ha probabilmente sostituito una tensione spirituale e religiosa più sana e quindi preventivamente repressa dal materialismo e dal razionalismo occidentali. Non c'è bisogno di aggiungere che questa autoesclusione della massa di Individui dal campo della partecipazione apre spazi per la presa di potere da parte di élite sempre più ristrette e organizzate e quindi a quell'oligarchia che fa capo al Nuovo Ordine Mondiale.

Ovvio dunque come la degenerazione dell'essere umano da Persona a Individuo sia funzionale a quest'ordine finalmente nominato. L'Individuo, proprio perché isolato dagli altri sotto ogni aspetto, non riesce strutturalmente a comprendere la portata delle proprie azioni su quel Tutto che crede erroneamente di incarnare e del quale è invece una semplice parte e non capisce in parole povere che le proprie azioni hanno conseguenze anche negative sugli altri e da questo dovrebbe derivare una responsabilità: la colpa quindi è sempre di non meglio definiti “altri”. Allo stesso tempo, ritenendo l'Individuo che il Tutto si esaurisca in sé, non percepisce che all'infuori possa esservi qualcosa di altro sul quale intervenire e l'iniziativa, anche in questo caso, va delegato ad “altri” che sono responsabili per quel mondo esterno.

La risoluzione di questo conflitto interno all'Occidente rappresenta una partita importantissima e quindi difficilissima da vincere poiché si tratta di agire con estrema determinazione su una massa sterminata di individui dall'ormai tenue campo di consapevolezza.
Ma due buone domande da porre a un nostro antagonista per avviare un lento reflusso di coscienza potrebbero essere: perché, se tutto nasce all'esterno di te o all'esterno della società cui appartieni, ogni singola cosa ha conseguenze su di te o sulla tua società come se voi foste agenti totalmente passivi? E a questo punto, cosa ti impedisce di vedere che può esistere un'altra chiave di lettura in cui tu puoi agire su una società dalla quel non devi sentirti atomizzato e della quale a tua volta puoi partecipare in termini di responsabilità?

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