"Lixo", in portoghese "immondizia" |
Ho iniziato a studiare da
alcuni mesi un movimento politico brasiliano spesso considerato in
Europa come la versione verdeoro del fascismo, l'integralismo,
sebbene ai tempi la collaborazione con il fascismo tramite
l'ambasciata italiana sia durata pochissimo e in clima di diffidenza
e negli anni successivi gli integralisti abbiano insistito fin troppo
a proclamare il loro totale antifascismo.
Quest'idea, sviluppata
negli anni '30 dal partito di estrema destra Açao Integralista
Brasileira, resiste ancora oggi pur in forma minoritaria nel
Frente Integralista Brasileiro e
vorrebbe esprimere ideali di indipendenza nazionale, interiorità,
corporativismo, anticomunismo (!?). Teoricamente vi sarebbero tutti
gli elementi per costruirvi un progetto di rozzo, ma sincero,
nazionalismo con possibili sviluppi sociali integrandolo con una
svolta a sinistra.
Ma
sperare in questo significa ignorare i paradigmi politici
dell'America Latina, ben diversi da quelli occidentali. Se valori
come “patria” e “sovranità” in Europa sono pregiudizialmente
considerati di “destra” (sebbene la recente prassi smentisca
anche questo), in Sudamerica da sempre il patriottismo è cosa di
sinistra, mentre la costruzione di progetti sovranazionali
tipicamente di destra. Questo vale anche per i gruppi più estremi,
senza eccezione.
Ecco
quindi che a un anno dal tentativo di Defecazione Colorata
egemonizzato dalle destre liberiste in Brasile, tocca prendere atto
della persistenza di posizioni filoamericane e liberiste anche nel
già menzionato Frente Integralista.
In questa
allucinante intervista a un oppositore anti-governativo venezuelano,
il Frente prende drasticamente posizione contro il bolivarismo,
contro il Venezuela, contro il socialismo patriottico, blaterando di
“pericolo comunista” (il comunismo nella versione sudamericana
non è un pericolo ma un'opzione, e comunque il bolivarismo non è
comunismo), etichettando il governo di Nicolas Maduro come un
“regime” e definendo “anacronistico” il peronismo argentino.
Questo
gruppo sembra incarnare tutti i disvalori che hanno recentemente
portato l'estrema destra ucraina a sostenere un golpe filoccidentale
contro il proprio interesse nazionale ed a fornire la manovalanza
violenta sia per pressare il precedente governo che per scatenare una
diffusa caccia al russo.
Sono
diversi i motivi per cui Washington guarda con diffidenza al gigante
lusofono. In Brasile sono stati recentemente scoperte nuove
zone petrolifere che potrebbero rendere indipendente il paese e sui
quali il capitale americano ha posato i suoi occhi, forte di una
vasta corruzione ancora presente tra gli apparati dello stato.
L'Amazzonia, in merito alla quale gli USA sognano un progetto di
internazionalizzazione, possiede enormi riserve idriche e soprattutto
rappresenta il polmone del mondo il cui controllo è fondamentale sia
per la respirabilità dell'aria che per operazioni di geoingegneria.
La
presidentessa Dilma Roussef è risultata tra gli statisti
illegittimamente sorvegliati dalla NSA americana come emerso dallo
scandalo Datagate e da anni ormai le
forze armate brasiliane vanno riconfigurandosi per difendere
l'Amazzonia da una massiccia invasione esterna secondo la
filosofia che fu del generale vietnamita Giap “entrino pure purché
non escano”. La strategia non è però rivolta ad ostili vicini
sudamericani (la Colombia è il solo paese col quale Brasilia non ha
buoni rapporti) ma agli USA stessi. Secondo l'Esercito infatti la
domanda non è “se” gli americani invaderanno l'Amazzonia, ma
“quando” e per allora i brasiliani dovranno aver messo a punto un
piano di logoramento continuo delle forze di invasione nemiche, dando
per scontato che esse siano imbattibili in un confronto aperto.
Chiaro
che in un simile contesto in cui l'Occhio di Sauron/Washington si è
posato sulla Terra di Mezzo/Brasile, un po' di manovalanza
liberal-internazionalista che semini il caos nei contesti urbani con
nuove e abbondanti Defecazioni Colorate può far comodo. Del resto,
la guerriglia urbana nelle città con la prospettiva (sicuramente
ancora in là negli anni) di un'invasione dell'Amazzonia riprende per
certi aspetti, ma alla rovescia, quella che era stata la strategia
della resistenza patriottica contro la dittatura militare
filoamericana, per la quale Carlos Marighella (Açao
Libertadora Nacional) aveva
previsto una guerriglia urbana che distraesse le forze dell'esercito
lungo la costa urbanizzata per favorire il vero terreno di lotta,
ossia la guerriglia rurale e silvana condotta da gruppi come il
movimento Araguaya.
Una strategia che all'epoca non poteva avere successo per la
schiacciante superiorità della dittatura ma che oggi, con un
progetto imperialista di più ampio respiro, potrebbe invece mettere
in difficoltà il Brasile... se solo il gigante già non sapesse che
il Nemico trama e che i
figli di papà dei quartieri bene troveranno in strada l'accoglienza
che si meritano i traditori e coloro che vendono il proprio Paese
all'occupante.
Per
questo il finto amor patrio che rivelano movimenti di estrema destra
come quelli sopra citati rivelano subito la propria ipocrisia e la
propria lontananza dal vero patriottismo e dal popolo, mostrandosi
utili solo nel vile ruolo di manovalanza gratuita e volontaria per
l'imperialismo straniero nella vana speranza di condividere le
briciole della “vittoria”.
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